Autonomia differenziata, ecco perché la Corte Costituzionale ha giudicato inammissibile il referendum. Pubblicata la sentenza

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La Corte Costituzionale ha pubblicato il 7 febbraio la sentenza n. 10 del 20 gennaio 2025 con cui ha dichiarato inammissibile il referendum per l’abrogazione della legge numero 86 del 2024 sull’autonomia differenziata. La Corte ha rilevato che l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari.

Il quesito referendario riguardava l’abrogazione della legge 86, così come modificata dalla sentenza n. 192 del 2024, che ha ridimensionato in modo significativo la normativa sull’autonomia differenziata.

In particolare, la Corte ha evidenziato che tale sentenza ha:

  • limitato l’oggetto dei trasferimenti alle regioni, consentendo il passaggio di specifiche funzioni e non di intere materie;
  • bloccato la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) per i diritti civili e sociali, rendendo impossibile la loro determinazione attuale.

Di conseguenza, il testo della legge oggetto del referendum è profondamente mutato, rendendo il quesito oscuro e privo di chiarezza.

Secondo la Corte, il quesito referendario risulta incerto anche nella sua finalità, in quanto, più che riguardare una specifica legge, potrebbe trasformarsi in un’opzione popolare sull’autonomia differenziata in generale.

Un referendum di questo tipo avrebbe una portata eccessivamente ampia, mettendo in discussione l’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, che non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo di revisione costituzionale.

La Corte ha quindi respinto la richiesta per evitare una polarizzazione identitaria su un tema che deve essere affrontato nel rispetto delle regole costituzionali previste.

Sentenza e comunicato

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