Autonomia differenziata, ecco la bozza [scarica PDF]: non saranno toccati i programmi scolastici. Giovedì approvazione in Consiglio dei Ministri
Il disegno di legge sull’Autonomia differenziata, una riforma-bandiera della Lega, sarà discusso durante la riunione preparatoria del Consiglio dei ministri in programma domani alle 13. Il ministro per le Autonomie e gli Affari regionali Roberto Calderoli, il “padre” del ddl, ha annunciato la notizia nelle scorse ore.
Il testo, composto di dieci articoli, è stato trasmesso ai ministeri e definito dopo mesi di trattative tra la Lega e Fratelli d’Italia. Il via libera al testo prima delle elezioni regionali in Lombardia (12 febbraio) era un obiettivo importante per il partito di Matteo Salvini.
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Le Regioni possono ricevere funzioni di autonomia differenziata per materie riguardanti i diritti civili e sociali solo se vengono stabilite le prestazioni essenziali (LEP) da decreti del Presidente del Consiglio dei ministri. I relativi costi e fabbisogni standard saranno determinati con uno o più decreti, che saranno adottati una volta valutato il contenuto dell’intesa in Conferenza unificata e il parere delle Camere o, comunque, una volta decorso il termine di quarantacinque giorni per l’espressione del parere di queste ultime, previa deliberazione del Consiglio dei ministri.
L’intesa ha una durata massima di 10 anni e può essere annullata da Stato o Regione con una legge a maggioranza assoluta delle Camere. Il processo di valutazione dell’intesa sarà compito del Ministero dell’Economia e dei ministri competenti per materia.
I tempi per l’esame delle Camere sono raddoppiati, passando da 30 a 60 giorni.
E la scuola?
Da capire, ancora, quali possono essere le ripercussioni in ambito scolastico. La proposta di legge, si specifica, non significa che una Regione potrà modificare il programma didattico o svolgere attività di insegnamento, che rimane riservata allo Stato. Ciò su cui l’autonomia potrà incidere è l’organizzazione. L’obiettivo a cui mirano le Regioni è iniziare un anno scolastico con i docenti assegnati alle classi fin dal primo giorno. Non è in discussione l’autonomia delle scuole nel fissare i programmi, né i concorsi per le assunzioni. I livelli essenziali di prestazione saranno fissati entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge. Allo stato attuale ogni regione potrà chiedere che nella propria intesa le venga riconosciuta una più forte autonomia in materia (salvo le prerogative che sono in capo alle singole scuole).
Il dossier della Camera
Lo scorso settembre un dossier della Camera aveva ripreso la questione facendo il punto della situazione.
L’articolo 116, terzo comma della Costituzione – si legge sul documento della Camera – prevede la possibilità di attribuire forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni a statuto ordinario (c.d. “regionalismo differenziato” o “regionalismo asimmetrico”, in quanto consente ad alcune Regioni di dotarsi di poteri diversi dalle altre), ferme restando le particolari forme di cui godono le Regioni a statuto speciale (art. 116, primo comma).
L’ambito delle materie nelle quali possono essere riconosciute tali forme ulteriori di autonomia concernono: tutte le materie che l’articolo 117, terzo comma, attribuisce alla competenza legislativa concorrente; un ulteriore limitato numero di materie riservate dallo stesso articolo 117 (secondo comma) alla competenza legislativa esclusiva dello Stato: organizzazione della giustizia di pace; norme generali sull’istruzione; tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.
Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna: gli accordi preliminari
Bisogna però partire dall’inizio e tornare al 2017, quando il tema dell’autonomia regionalizzata ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, è sorto a seguito delle iniziative intraprese da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.
Dopo aver sottoscritto tre accordi preliminari con il Governo a febbraio 2018, su richiesta delle tre regioni, il negoziato è proseguito ampliando il quadro delle materie da trasferire rispetto a quello originariamente previsto. Nel frattempo altre regioni hanno intrapreso il percorso per la richiesta di condizioni particolari di autonomia, che hanno dovuto però interrompere le iniziative a causa del covid.