Autonomia differenziata, cosa prevede e cosa può cambiare (anche per la scuola) con la nuova legge
Giunge dopo una lunga maratona notturna alla Camera il secondo e definitivo sì al disegno di legge sull’Autonomia. L’Aula di Montecitorio ha infatti licenziato il provvedimento con 172 sì 99 voti contrari e 1 astenuto. È legge.
Il disegno di legge presentato dal ministro per gli Affari Regionali, Roberto Calderoli, mira a concedere maggiori poteri e autonomia alle Regioni a statuto ordinario che ne faranno richiesta. La proposta prevede di trasferire competenze dallo Stato centrale alle Regioni in ambiti chiave come il commercio estero, l’energia, i trasporti, l’istruzione, l’ambiente e la cultura.
Un aspetto cruciale sarà rappresentato dai livelli essenziali di prestazioni (LEP) che dovranno essere garantiti in modo uniforme a tutti i cittadini, indipendentemente dalla Regione di residenza. La definizione di questi standard minimi di servizi da assicurare in tutto il territorio nazionale sarà fondamentale, poiché molto dipenderà dal livello a cui verranno fissati.
In sostanza, la proposta punta a riequilibrare i poteri tra Stato e Regioni, attribuendo a queste ultime maggiore autonomia decisionale e gestionale in settori strategici, pur mantenendo un quadro di garanzie essenziali per i cittadini a prescindere dal contesto regionale di appartenenza.
Cosa prevede il testo
Il Disegno di legge n. 615 è composto da dieci articoli e rappresenta uno strumento per l’attuazione dell’autonomia differenziata. Esiste un ampio dibattito accademico sull’autonomia differenziata, in particolare sulla sua implementazione in equilibrio con i principi di unità e uguaglianza. Gli studiosi sottolineano l’importanza di un approccio “solidaristico” o “cooperativo”, assicurando che ogni forma di differenziazione non minacci l’unità sociale ed economica della Repubblica.
Le Regioni potranno chiedere di assumere competenze esclusive su una o tutte le 23 materie previste, tra cui salute, istruzione, ambiente, sport, energia, trasporti, cultura e commercio estero. Per 14 di queste materie, però, dovranno essere rispettati i Livelli essenziali di prestazione (Lep), ovvero standard minimi di servizi garantiti su tutto il territorio nazionale.
Su richiesta di Fratelli d’Italia, è stato modificato l’articolo 4 prevedendo che il trasferimento delle materie alle Regioni avverrà solo dopo la determinazione dei Lep, anche nelle Regioni che non hanno richiesto l’autonomia, e sulla base delle risorse disponibili.
Per determinare i livelli e i costi dei Lep saranno necessari uno o più decreti legislativi, per cui il governo ha 24 mesi di tempo. Stato e Regioni avranno poi 5 mesi per raggiungere gli accordi, che potranno durare fino a 10 anni e essere rinnovati o disdetti con 12 mesi di preavviso.
I commenti
“Più autonomia, più coesione, più sussidiarietà. Ecco i tre cardini del ddl sull’autonomia differenziata approvato alla Camera“. Così la premier Giorgia Meloni commenta sui social il via libera definitivo del Parlamento alla legge.
“Un passo avanti per costruire un’Italia più forte e più giusta, superare le differenze che esistono oggi tra i diversi territori della nazione e garantire gli stessi livelli qualitativi e quantitativi delle prestazioni sull’intero territorio. Avanti così, nel rispetto degli impegni presi con i cittadini“, aggiunge.
La giornata di discussione e voto sul disegno di legge per l’autonomia differenziata ha visto accesi scontri verbali tra maggioranza e opposizioni.
Da un lato, l’esponente leghista Riccardo Molinari ha difeso con fermezza la proposta, bollando come “argomenti da fascisti veri” le critiche ricevute e richiamando l’articolo 5 della Costituzione che promuove le autonomie locali.
Dall’altro, la segretaria del Pd Elly Schlein ha attaccato duramente la maggioranza di centrodestra, accusandola di “spaccare” l’Italia e chiedendo ironicamente a FdI di cambiare nome in “Brandelli d’Italia”.
Nazario Pagano di Forza Italia ha invece sottolineato gli aspetti positivi del provvedimento, visto come un modo per avvicinare le istituzioni ai cittadini e valorizzare le specificità territoriali, pur con l’avvertenza di evitare nuove diseguaglianze.
Infine, il deputato M5S Alfonso Colucci ha usato toni molto duri, definendo il ddl un “malefico disegno di arroganza e violenza” che “spacca l’Italia e sfregia la solidarietà”, con un riferimento anche all’aggressione subita dal collega Donno.