Autonomia differenziata, dopo la sentenza della Consulta, il governo ha pronto un nuovo disegno di legge

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Il governo si sta attivando per adeguarsi alle indicazioni della Corte Costituzionale riguardo all’autonomia differenziata. Un disegno di legge in fase di elaborazione prevede la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep), un aspetto cruciale per garantire che le autonomie regionali possano operare nel rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini.

La proposta, articolata in 41 articoli, si propone di rispondere alle censure espresse dalla sentenza n. 192, che ha sollevato interrogativi sulla legittimità delle modalità di attuazione dell’autonomia.

I giudici della Corte Costituzionale, pur non accogliendo la richiesta di annullare l’intero testo, hanno effettuato interventi significativi, costringendo l’Esecutivo a prendere misure correttive. Tra i vari punti esaminati, la Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della delega per l’adozione di decreti legislativi finalizzati all’individuazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni. Ciò rappresentanto i diritti minimi che devono essere garantiti a tutti i cittadini in modo uniforme su tutto il territorio, fungendo da contrappeso alle preoccupazioni legate a possibili derive secessioniste associate alla riforma.

La Consulta ha censurato la legge Calderoli nella parte in cui intendeva stabilire criteri direttivi per una vasta gamma di materie contemporaneamente. Secondo i giudici, ogni materia presenta peculiarità specifiche che richiedono valutazioni distinte e delicati bilanciamenti. Pertanto, una determinazione plurisettoriale dei criteri direttivi per la definizione dei LEP, che non tenga conto delle differenze tra i vari settori, risulta inevitabilmente generica e inadeguata.

Ricordiamo, inoltre, che, lo scorso 7 febbraio, la Corte Costituzionale ha reso note le motivazioni che hanno considerato dichiarando inammissibile il referendum volto all’abrogazione della legge numero 86 del 2024, relativa all’autonomia differenziata. I giudici hanno sottolineato che l’oggetto e la finalità del  referendario non sono sufficientemente chiari.

Il referendum si proponeva di abrogare la legge 86, modificata dalla sentenza n. 192 del 2024, che ha significativamente ridotto l’ambito della normativa sull’autonomia differenziata. In particolare, la Corte ha evidenziato che tale sentenza ha limitato i trasferimenti alle regioni, consentendo solo il passaggio di specifiche funzioni e non di intere materie. Inoltre, ha bloccato la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni per i diritti civili e sociali, rendendo impossibile la loro attuale determinazione.

Un referendum di questo tipo avrebbe un impatto eccessivamente ampio, mettendo in discussione l’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, che non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo di revisione costituzionale. Pertanto, la Corte ha respinto la richiesta per evitare una polarizzazione identitaria su un tema che deve essere affrontato nel rispetto delle regole costituzionali stabilite.

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