Autonomia differenziata, Cassese: “Grande chance per il Sud. I Lep dovranno garantire l’unità sociale e civile del Paese”

Il dibattito sull’autonomia differenziata guadagna nuovo slancio grazie all’intervento del costituzionalista Sabino Cassese in concomitanza con l’arrivo del provvedimento al Senato.
In un’intervista a La Repubblica, Cassese ha sostenuto che l’autonomia differenziata rappresenta un’opportunità anche per il Sud, sottolineando che regioni come Puglia, Calabria e Campania potrebbero beneficiarne.
Cassese cita il caso del Lazio durante la pandemia, evidenziando come l’efficienza della sua sanità abbia superato quella di Lombardia. Secondo lui, se le regioni meridionali sono capaci di sfruttare le risorse a loro disposizione, potrebbero competere efficacemente. Tuttavia, sottolinea che ciò dipenderà dalla loro capacità di utilizzare queste risorse, un problema che persiste dall’unità d’Italia.
Nonostante l’ottimismo di Cassese, esistono critiche significative. Alcuni temono che l’autonomia differenziata possa portare a un Nord sempre più prospero a scapito di un Sud più emarginato. Queste preoccupazioni sono alimentate dalla paura che le risorse nazionali non siano distribuite equamente.
Cassese, un uomo del Sud e studioso che ha dedicato un libro alla questione meridionale, ritiene che collegando i livelli essenziali di prestazione (Lep) all’autonomia differenziata, si dia piena attuazione al dettato costituzionale. Sottolinea che l’eliminazione della parola “Mezzogiorno” dall’articolo 119 della Costituzione è stata una decisione presa durante i governi di Prodi, D’Alema e Amato.
Il costituzionalista riconosce che il Sud soffre a causa di una gestione inefficace e di una distribuzione sbilanciata delle risorse, specialmente nel settore sanitario. Pone l’accento sulla regionalizzazione della sanità, dove nonostante l’autonomia, molti cittadini del Sud si recano al Nord per ricevere cure.
Secondo Cassese, i Lep rappresentano un adempimento costituzionale volto a garantire l’unità sociale, politica e civile del Paese. Rifiuta l’idea che l’autonomia differenziata possa causare la disunità d’Italia, sostenendo che le disparità esistono già e non sono imputabili a questa riforma.