Autonomia, Bussetti sarebbe soddisfatto; Conte difende la scelta. Giovedì altro round
Il ministro Bussetti sarebbe uscito soddisfatto dall’ultimo vertice di Palazzo Chigi dove si è discusso anche della regionalizzazione, sebbene non sia passata la linea leghista che vorrebbe il personale scolastico alle dipendenze delle Regioni.
Soddisfatto come Bussetti sarebbe stata anche l’altra ministra leghista, Erika Stefani, delegata proprio su questo tema, tanto da ringraziare il presidente del Consiglio per il lavoro di mediazione svolto.
A dare questa versione è il quotidiano Avvenire che cita fonti di palazzo Chigi. Nulla di strano se non il fatto che la Lega è uscita sconfitta sul tema scuola e che – altro particolare rilevante – il Cdm di venerdì scorso è stato disertato da molti componenti leghisti, a parte i due ministri citati. La vittoria del Movimento 5 Stelle sull’accordo di non trasferire il personale scolastico alle dipendenze delle regioni appare quasi scontata alla luce delle indicazioni riportate dal quotidiano episcopale.
L’assenza dei ministri leghisti sarebbe stata dovuta a loro “motivi personali che li portavano fuori Roma” all’indomani di uno strappo che il capo del Governo ha tentato di ricucire senza riuscire a “mettere tutti intorno ad un tavolo“.
Il ministro Bussetti non ha profferito parola; non è quindi né confermato, né smentito ufficialmente che sia uscito soddisfatto da quell’incontro. Eppure come titolare del Miur, è uno dei ministri maggiormente coinvolto. Finora la Lega ha sempre spinto sull’incardinamento dei docenti nelle sedi regionali ed è difficile credere che si arrenderà tanto facilmente all’esito dell’ultimo incontro. La riprova arriva dalla reazione dei governatori (leghisti) Zaia e Fontana, sempre in prima linea nel sostenere l’autonomia differenziata per Veneto e Lombardia.
La mancata assunzione su base diretta dei docenti da parte delle Regioni – dovuta alla soppressione dell’articolo 12 – farà venire meno anche il trasferimento delle risorse per l’istruzione da parte dello Stato. Non a caso i due presidenti di Regione ci sono andati giù pesante con le dichiarazioni, usando termini come “cialtronata“, “averne le tasche piene” ed evocando una crisi di Governo.
Giuseppe Conte non è rimasto impassibile; ha condannato quelli che lui ha ritenuto essere offese e ha preso carta e penna per scrivere dalle pagine del Corriere della Sera una lettera ai cittadini, soprattutto veneti e lombardi, spiegando che l’autonomia regionale “non è una bandiera regionale da sventolare, ma una riforma che farà bene a voi e all’Italia intera“.
La riforma sarà messa in votazione – ma per ora è annunciata solo la possibilità che ciò avvenga – nel prossimo Consiglio dei ministri in calendario per il 25 luglio, dove sarà importante la conta dei componenti del Governo presenti.
Per il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, questa data potrebbe quindi segnare una svolta storica: o cadrà il Governo o cadrà la regionalizzazione. In un comunicato, scrive: “Sembra che il premier Giuseppe Conte in Consiglio dei ministri dopo gli attacchi volgari dei Governatori del Lombardo-Veneto spinga per l’approvazione definitiva dell’accordo raggiunto tra i ministri, anche quelli leghisti, questa volta alla presenza del vicepremier Matteo Salvini che deciderà se rompere con l’attuale maggioranza o zittire gli interessi dei maggiorenti del suo partito che vogliono una secessione mascherata. Marcello Pacifico (presidente Anief): Siamo certi che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nell’uno e nell’altro caso, saprà garantire l’interesse nazionale. Esiste una scuola autonoma che non può essere delle regioni, ma degli italiani“.