Aumento stipendio insegnanti e ATA. Fedeli a Bussetti: trovare risorse per il 2019/21

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Il contratto del settore Istruzione e Ricerca, rinnovato con firma definitiva ad aprile, è valido fino al 31 dicembre 2018. Dal 1° gennaio 2019 si aprono una serie di problematiche, che potrebbero portare alcuni dipendenti a perdere parte degli aumenti. Una situazione paradossale, alla quale il nuovo Governo è chiamato a trovare una soluzione.

Aumento stipendio: l’elemento perequativo

Ad essere in bilico è il cosiddetto “elemento perequativo, ossia quelle risorse reperite per rendere equo (85 euro in media) l’aumento per tutti i dipendenti statali. Il meccanismo infatti prevede un incremento generalizzato del 3,48%, ma per la scuola ciò si sarebbe potuto garantire soltanto a coloro i quali percepiscono stipendi alti. Tali risorse scadono a dicembre 2018.

Il problema, adesso, sta nel fatto che le risorse “mancanti” sono state stanziate per il solo 2018. Pertanto, se nella prossima legge di Bilancio tali risorse non dovessero essere ancora stanziate, gli stipendi si abbasserebbero nuovamente.

Gli insegnanti con minor anzianità di servizio, ad esempio, potrebbero perdere, nel 2019, intorno a 20 euro al mese, pari al 25% circa dell’aumento ottenuto nel 2018.

Se ne rende conto la Fedeli, che nel dossier inviato a Marco Bussetti precisa quali sono le priorità

“rinnovo del contratto del comparto del settore ‘Istruzione e Università’, rinnovo che abbiamo ottenuto a febbraio di quest’anno per 1,2 milioni di dipendenti dopo oltre 8 anni di attesa, bisognerà lavorare nell’ottica di trovare risorse finanziare sufficienti per il triennio 2019-2021, così da non interrompere il percorso virtuoso e doveroso che il governo di cui ho fatto parte ha intrapreso per dare il giusto riconoscimento professionale alle docenti e ai docenti e assicurare continuità e qualità didattica alle nuove generazioni”.

Fedeli: a Bussetti un dossier con le questioni da affrontare. Diplomati magistrale in primis

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