Aumento stipendio, giorni decisivi: Valditara ha promesso risorse per la scuola. Meloni pensa al caro energia. I sindacati attendono, ma dalla manovra forse nemmeno le briciole previste

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Sono giorni decisivi quelli che ci apprestiamo a vivere. Sarà probabilmente tutto il mese di novembre il primo grande banco di prova del nuovo Governo: per la scuola, in particolare per il rinnovo contrattuale, ci saranno buone notizie di fine anno?

Diciamolo chiaramente: la questione è poco chiara al momento però ciò non toglie che non si possa analizzare la situazione con gli elementi a disposizione.

Partiamo da Gorgia Meloni e dall’intero esecutivo: la priorità sono le bollette. Il governo è stato chiaro e non lascia spazio a fraintendimenti.

Saranno dunque due i provvedimenti in materia finanziaria da parte dell’esecutivo. Il primo, da 9,5 miliardi, sarà il Decreto Aiuti Quater da varare a metà della prossima settimana. Il secondo, invece, sarà la Manovra 2023 da quasi 23 miliardi.

Spazio che verrà usato “in via esclusiva” per aiutare gli italiani dal caro energia e dall’inflazione come hanno spiegato ieri sera in conferenza stampa la premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

Partendo da questa prospettiva appare molto chiaro che non ci sarà spazio per quasi nient’altro. Neanche per i lavoratori della scuola.

Eppure Giuseppe Valditara, il nuovo Ministro dell’Istruzione e del Merito, ha detto chiaramente nel corso del primo incontro con le organizzazioni sindacali, che il governo penserà alla scuola: “Da parte mia ho assicurato che farò la mia parte, anche in sede di legge di bilancio, per dare un segnale concreto ai temi avvertiti come prioritari dagli operatori del mondo della scuola, compreso il tema delle retribuzioni e quello della valorizzazione“.

Quando poi i sindacati si imbattono nelle dichiarazioni chiare da parte del premier Giorgia Meloni, allora inizia a farsi largo il dubbio. Pur trattandosi di un incontro conoscitivo, le organizzazioni sindacali hanno apprezzato l’approccio del nuovo inquilino di Viale Trastevere sapendo però che la tempistica stretta e le altre emergenze possano prendere il sopravvento e quindi allontanare le speranze di ottenere risultati soddisfacenti con la legge di bilancio. In tal caso la soluzione è pronta: la protesta.

Riteniamo inaccettabile pensare di rimandare per l’ennesimo anno i finanziamenti aggiuntivi alla scuola. Addirittura ora si parla di tagli al settore Istruzione. Non vogliamo nemmeno commentare una notizia del genere, perché la riteniamo inapplicabile: i partiti che stanno governando l’Italia hanno vinto le elezioni, a fine settembre, prendendo degli impegni precisi. Uno di questi era valorizzare il personale scolastico, garantendo finalmente a docenti e Ata stipendi allineati alla media UE, e c’era un impegno preciso nell’incentivare la spesa per l’Istruzione. Anche nel corso del primo incontro tenuto due giorni fa con il nuovo ministro dell’Istruzione e del Merito, da parte del professore Giuseppe Valditara c’è stato un preciso impegno nel dare alla scuola lo spazio che merita attraverso già la Legge di Bilancio 2023“, commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief.

Dobbiamo chiudere il contratto collettivo nazionale di lavoro – ha detto ad Orizzonte Scuola Ivana Barbacci, segretaria generale della Cisl Scuola– e dobbiamo chiuderlo al meglio“.

Soprattutto, “dobbiamo portare a sistema i 300 milioni di euro che non sono attualmente svincolati dalle precedenti assegnazioni”, aggiunge la sindacalista.

“Stiamo ragionando su un incremento molto modesto del 4% – ha sottolineato invece Rino Di Meglio, coordinatore nazionale Gilda degli insegnanti – mentre l’inflazione, secondo i dati Istat, a ottobre ha registrato un aumento del 3,5% su base mensile e dell’11,9% su base annua. È urgente concludere in tempi rapidi la partita, così da poterci sedere subito dopo al tavolo negoziale per il contratto del triennio, già ampiamente iniziato, 2022/2024. Ed è chiaro sin da ora che le risorse disponibili non lasciano spazio ad alcun tipo di intervento che vada oltre un minimo ristoro”.

“Non è possibile porre l’obiettivo del miglioramento della qualità della scuola o della valorizzazione del
merito senza avere il coraggio di programmare un piano di risorse certe da destinare al nostro sistema di istruzione, iniziando a considerarlo come un investimento e non come un costo”, ha dichiarato Elvira Serafini, segretaria generale Snals Confsal.

La sensazione, dunque, è che concretamente bisogna restare aggrappati a quello che già si prevede. Si attende infatti una risposta in merito alla questione di circa 340 milioni in più provenienti dal MOF: come sappiamo, infatti, nel corso del rinnovo del CCNI del salario accessorio, è stato raggiunto l’accordo spinto da mesi dai sindacati, di spostare una parte della cifra prevista per il MOF al contratto scuola.

Come abbiamo spiegato in precedenza, il Presidente dell’ARAN nel corso dell’incontro con le organizzazioni sindacali del 18 ottobre, ha informato che l’integrazione dell’atto di indirizzo, che prevede per la messa a disposizione delle risorse riguardanti la valorizzazione del personale della scuola, circa 340 milioni, sta completando il suo iter ed è attualmente al MEF.

Gli oltre 300 milioni dal MOF non incideranno comunque molto sulla busta paga in base alle stime complessive e siamo infatti abbondantemente lontani dalle 3 cifre che chiedevano i sindacati. A conti fatti bisogna considerare che i docenti in busta paga potrebbero ricevere una cifra compresa fra i 15-20 euro circa in più. La base di partenza è, come sappiamo, un aumento medio di circa 50-60 euro netti in busta paga a cui bisognerà aggiungere, dunque, le risorse provenienti dal salario accessorio.

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