Assunzioni Buona scuola tagliano fuori docenti che insegnano da anni. Legale dei precari promette contenzioso

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“La riforma della scuola ha creato pesantissime e ingiustificate discriminazioni, perché ha immesso in ruolo indiscriminatamente il personale inserito nelle graduatorie ad esaurimento, anche senza un solo giorno di servizio nella scuola pubblica o, addirittura, senza un solo giorno di lavoro neanche nelle scuole paritarie”. E’ il commento dell’avvocato Vincenzo De Michele, del Foro di Foggia.

“La riforma della scuola ha creato pesantissime e ingiustificate discriminazioni, perché ha immesso in ruolo indiscriminatamente il personale inserito nelle graduatorie ad esaurimento, anche senza un solo giorno di servizio nella scuola pubblica o, addirittura, senza un solo giorno di lavoro neanche nelle scuole paritarie”. E’ il commento dell’avvocato Vincenzo De Michele, del Foro di Foggia.

Avvocato animatore della vertenza di Lussemburgo, sfociata nella sentenza della Corte di Giustizia del 26 novembre 2014 e patrocinatore dell’importante udienza del 1 dicembre prossimo presso le Sezioni unite della Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi sul tema dell’abuso del lavoro precario negli enti pubblici. Invece che una pace giudiziaria indotta dallo svilimento del conflitto ottenuto con le tante immissioni in ruolo, l’avvocato De Michele immagina al contrario un’esplosione del contenzioso a causa dell’esclusione dal piano di assunzioni di tanti docenti con anni di servizio e che avrebbero ottenuto l’ambito ruolo se si fosse data attuazione alla citata sentenza Ue. Intanto continua a far discutere l’inciso “presunta sentenza europea” usato dal premier Renzi nella lettera inviata ai neoassunti.
Avvocato Vincenzo De Michele, ha letto la lettera di Renzi? Cosa ne pensa?

“Sembra un atto bellissimo, di sapore dantesco, di amore coniugale nel giorno del genetliaco della donna amata e idealizzata, più che la promozione di una inesistente azione del Governo di rimuovere le cause e gli effetti del precariato nella scuola pubblica. Infatti, sono rimasti fuori dalla fantastica stabilizzazione renziana moltissimi veri supplenti pubblici (e tutto il personale ata supplente) e sono stati invece immessi in ruolo docenti che nella scuola pubblica non hanno mai messo un piede se non, forse, per accompagnare i propri figli per l’istruzione obbligatoria. Molti non hanno mai insegnato neanche nella scuola parificata. Assurdo. Ho avuto di recente il caso di una professionista che si è rivolta al mio studio per essere reimmessa nelle g.a.e., da cui era stata esclusa, perché, sapendo che non avrebbe mai avuto nessuna supplenza, si era disinteressata dell’aggiornamento. Non ha mai insegnato nella scuola pubblica, qualche supplenza nella privata, risalente nel tempo. Ha insistito perché facessi il ricorso, nonostante il mio scetticismo, perché credeva nella ruota della fortuna della “buona scuola” e nello svuotamento delle g.a.e., in cui non era più inserita. Ha vinto la causa, è stata reinserita nella corrispondente g.a.e. provinciale e ha ricevuto l’11 novembre la comunicazione relativa alla fase C di assunzione a tempo indeterminato nella stessa provincia di residenza. E non era neanche il giorno del suo compleanno, come magari ad altri potrebbe essere involontariamente capitato!”

Il premier parla di presunta sentenza della Corte di Giustizia, ma tutti sanno che esiste una sentenza a Lussemburgo. Chi è il più presuntuoso?

“Non mi pare che Renzi sia presuntuoso, piuttosto è determinato e concentrato a raggiungere i suoi obiettivi di riforma di un sistema Paese che ha ritenuto, giustamente, fuori controllo, ricorrendo moltissimo alla manipolazione delle informazioni come è tipico dei regimi totalitari all’interno di un ordinamento che ha ancora lo scheletro della democrazia. Tutti sanno che il processo di reclutamento straordinario di immissione in ruolo è stato causato dalla sentenza Mascolo della Corte di giustizia, alla Commissione Ue Renzi ha promesso 150.000 immissioni in ruolo per far archiviare la procedura di infrazione n. 2010-2124, lo ha promesso ai primi di settembre 2014 nella prima lettera agli Apostoli denominata “La Buona Scuola”, ha ammesso che erano le conclusioni dell’Avvocato generale Szpunar nella causa Mascolo a indurre il Governo a stabilizzare i supplenti della Scuola – anche il personale ata, poi scomparso nella legge n.107/2015 – , poi ha dovuto ridurre il numero e la qualità dei destinatari dei docenti da assumere con la fantastica e intenzionale riforma. C’è qualche piccola contraddizione nell’azione del presunto governo del Porcellum”.

Anche il ministro Giannini ha sostenuto pubblicamente (rispondendo al sottoscritto nella trasmissione di Radio 1, Zapping) che non è vero che le immissioni siano state programmate a seguito della sentenza della Corte di Giustizia.

“Ha ragione, il presunto Ministro è sempre stato coerente, avendo avuto l’ordine, improvvisamente, di ignorare la sentenza Mascolo, di cui infatti non vi è traccia nel disegno di legge governativo che poi è stato recepito dal presunto Parlamento nella riforma. Ricorderà lo sgomento della Giannini quando apprese che non ci sarebbe più stato il decreto legge sui precari della scuola, ma il Presidente del Consiglio aveva deciso, senza consultarla, di procedere al disegno di legge governativo, perché nel piano di immissioni mancava qualcuno, che adesso c’è, e c’era qualcuno di troppo, che adesso non c’è. Ma non voglio tediarla su aspetti tecnico-giuridici che, in questo momento di grande tragedia per la morte di tanti fratelli francesi colpiti dal terrorismo, non hanno molto senso. Se vuole rimando a quanto sull’argomento ho già scritto ed è stato pubblicato sul sito europeanrights.eu a commento della sentenza Mascolo e dei suoi controversi effetti sull’ordinamento interno. Avevo anticipato tutti gli errori della riforma e i suoi effetti perversi, anche i pregi, ma mi sfugge ancora il motivo di tanto rancore e di tanto disprezzo nei confronti della Corte europea. Segnalo invece il comportamento di leale cooperazione con le Istituzioni europee, secondo quanto richiesto dalla sentenza Mascolo ai punti 59-61 in applicazione dell’art.4 del Trattato di Lisbona, del Sindaco di Napoli, il dott.Luigi De Magistris, che, come amministratore locale del capoluogo partenopeo in cui ha sede il Tribunale che ha sollevato le pregiudiziali Ue sul precariato pubblico scolastico e non scolastico, deciso dalla Corte di Lussemburgo. Infatti, quando la Corte di giustizia con la sentenza Mascolo al punto 55 ha affermato che aveva fatto bene il Tribunale di Napoli a trasformare a tempo indeterminato i contratti a termine successivi che avevano superato i 36 mesi ed era giusto che continuasse a farlo anche nei confronti dei docenti degli asili comunali partenopei e quando il Tribunale di Napoli con la sentenza del 6 maggio 2015 ha stabilizzato la docente Russo dopo la decisione europea, il Comune di Napoli non ha proposto appello alla sentenza di primo grado e, anzi, ha provveduto a stabilizzare sul piano amministrativo tutto il personale precario degli asili comunali che aveva superato i 36 mesi di servizio. Sì, è vero, De Magistris ha fatto il magistrato prima di assumere le responsabilità politiche e amministrative di primo cittadino della metropoli napoletana, in quanto eletto dai cittadini e per volontà popolare, e, quindi, si presume, iuris et de iure, che conosca le leggi interne, la Costituzione e la disciplina Ue. Ma anche la parlamentare nazionale con cui ha litigato durante la trasmissione televisiva, perché si ostinava a negare l’efficacia della sentenza Mascolo secondo le indicazioni del capotribù, si presume che conosca le leggi e le regole, e anche le sentenze della Corte europea. Dimenticavo: la parlamentare non è stata eletta per volontà popolare e quindi appartiene ad un presunto Parlamento. Quindi, non ha l’obbligo della leale cooperazione con la Corte di giustizia”.

Avvocato De Michele, sono andate in bianco le aspettative di tanti abilitati che pure avevano servizi alle spalle e sono stati premiati anche docenti che non hanno mai lavorato a scuola. Il piano di immissioni in ruolo, pur meritorio vista la parsimonia dei governi precedenti, ha colmato la materia del contendere o rischia di rilanciare il contenzioso?

“La presunta riforma della scuola ha creato pesantissime e ingiustificate discriminazioni, perché ha immesso in ruolo indiscriminatamente il personale immesso nelle graduatorie ad esaurimento, anche senza un solo giorno di servizio nella scuola pubblica o, addirittura, senza un solo giorno di lavoro neanche nelle scuole paritarie. Anche le assunzioni “migratorie” della fase B erano funzionali alla grande strategia , nascondendo i posti vacanti e poi facendoli miracolosamente ricomparire nella fase C. Mi manca la ratio di questo pasticcio. E’ giusto che chi è immesso nelle graduatorie ad esaurimento perché ha superato le S.I.S.S. e abbia fatto servizio soltanto in scuole paritarie, spesso senza retribuzione o con retribuzione non adeguata per la mancanza di una forma di reclutamento pubblica, possa festeggiare il suo compleanno con l’immissione in ruolo. Ma, a maggior ragione, gli abilitati Pas e tfa, i diplomati magistrali, tutti quanti hanno superato un concorso abilitante e non sono stati destinatari del piano di immissioni in ruolo con la fase C, e hanno fatto servizio nella scuola pubblica o paritaria, soprattutto se hanno superato i 36 mesi di servizio, vanno immediatamente immessi in ruolo, giudizialmente o, come prevedo, ex lege con una nuova riforma, che chiamerei “Angelo divino”, che riconcilii le diverse categorie di supplenti che hanno subito questa assurda situazione di precariato. Ci sarà comunque un aumento esponenziale del contenzioso, perché la gravità della discriminazione è oggettiva e del tutto insensata, una volta scoperta la causa di tanta ingiustificata acredine nei confronti di cittadini meritevoli di tutela”.

Cosa potrebbero fare coloro che si sentissero discriminati? Soliti ricorsi in Tribunale o anche presso altre sedi?

“Sono già pendenti ricorsi sia davanti alla magistratura del lavoro sia davanti alla giustizia amministrativa, oltre a numerose interrogazioni di parlamentari europei (italiani) e a continue sollecitazioni alla Commissione Ue di depositare ricorso per inadempimento contro lo Stato italiano per mancata attuazione della direttiva 1999/70/Ce, come già avvenuto per il Lussemburgo (sentenza di condanna della Corte di giustizia del 26 febbraio 2015, che richiama la Mascolo) e per la Estonia. Il Jobs act, eliminando ogni possibilità di tutela normativa per tutti i precari pubblici, ha anche eliminato ogni rimedio interno necessario prima di proporre un ricorso individuale alla Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo. Questa potrebbe essere una ulteriore strada percorribile per costringere il Giglio fiorentino a sanare il vulnus di tutela dei diritti fondamentali che ha provocato. A Strasburgo c’è il Consiglio d’Europa, dove stentolano le bandiere di 47 Stati europei che si sono aggregati attorno ad una Convenzione per testimoniare una volontà di pace, di libertà, di democrazia e di rispetto dei diritti dei soggetti più deboli. La Cedu funziona e potrà reggere anche l’urto di decine di migliaia di ricorsi individuali dei docenti pretermessi dall’amore sacro, appartenendo essi all’amore profano per l’insegnamento coniugato alla stabilità del lavoro”.

Facciamo un passo indietro. Il Governo Letta aveva previsto un piano di stabilizzazione. Poi Renzi ha soppiantato Letta, ma che cos’è successo a quel vecchio piano?

“In Corte di giustizia abbiamo rappresentato al Collegio europeo che ha deciso la Mascolo che lo Stato italiano, dopo la pregiudiziale della Corte costituzionale, aveva sì impedito sul piano normativo ogni tutela giudiziaria modificando l’art. 36 del d.lgs. n.165/2001 (d.l. n.101/2013), ma aveva anche apprestato due piani di stabilizzazione del precariato pubblico scolastico (d.l. n.104/2013, convertito nella legge n.128/2013) e non scolastico (lo stesso d.l. n.101/2013), costruiti sostanzialmente sul superamento dei 36 mesi di servizio anche non continuativi alle dipendenze di pubbliche amministrazioni. L’Avvocato generale Szpunar dà atto nelle sue conclusioni scritte del 17 luglio 2014 nella nota 47 che anche i ricorrenti avevano apprezzato il sia pur tardivo ravvedimento operoso dello Stato italiano.Letta senza alcuna giustificazione, il suo piano è stato realizzato solo per la fase A e, in parte, per la fase B, che però avrebbero potuto complessivamente esaurire gran parte degli effettivi beneficiari della stabilizzazione straordinaria. Indubbiamente, il piano Letta aveva la criticità di lasciare fuori una parte consistente degli iscritti nelle gae senza servizio nella scuola pubblica o con servizio insufficiente, e in questo la riforma dantesca costituisce un passo avanti molto positivo, che ha però creato la discriminazione indiretta di gran parte dei veri destinatari del piano Letta, fondato invece su ragioni oggettive e sul rispetto degli obblighi Ue”.

Pochi lo sanno, ma il 1 dicembre prossimo la Corte di Cassazione discuterà quattro cause relative al pubblico impiego sul tema del risarcimento per abuso di precariato negli enti pubblici. Lei è uno dei patrocinatori assieme al legale Sergio Galleano, già protagonisti della vertenza di Lussemburgo. La vostra assistita aveva ottenuto 20 mensilità come risarcimento, dalla Corte d’Appello. Conferma che la questione del 1 dicembre avrà effetti sulla quantificazione del danno da precariato scolastico?

“Nella pregevole relazione dell’Ufficio del Massimario della Cassazione n.137 del 21 ottobre 2015 sulla sanzione adeguata in caso di abusi nella successione dei contratti a tempo determinato nel pubblico impiego, elaborata proprio in vista dell’udienza pubblica del 1 dicembre 2015 davanti alle Sezioni unite della Suprema Corte, si prende atto del collegamento tra queste situazioni di mancanza di tutela effettiva dei precari pubblici non scolastici e i supplenti della scuola statale, entrambi presi in considerazione dalla sentenza Mascolo. Sarà una decisione molto importante quella che verrà adottata e potrebbe avere una valenza generale”.

Che cosa chiederete alla Corte di Cassazione per i precari della scuola, molti dei quali sono intanto diventati degli ex, anche se hanno della cause pendenti proprio in tema di stabilizzazione e risarcimento?

“Chiederemo il rinvio alla Corte di giustizia Ue per accertare, una volta per tutte, l’assoluta mancanza di una tutela effettiva dei precari pubblici anche nella scuola, e di autorizzare il giudice nazionale ad applicare le sanzioni equivalenti di cui godono i precari nel settore privato, disapplicando le norme interne che impediscono la tutela a questi ultimi riconosciuta, e che l’art. 5, comma 4-bis, d.lgs. n.368/2001 aveva già riconosciuto a tutto il pubblico impiego, prima che il legislatore togliesse tale sanzione adeguata della stabilità lavorativa dopo 36 mesi di servizio anche non continuativo. Mi creda, se la Corte di cassazione a Sezioni unite dovesse sollevare le questioni pregiudiziali Ue che noi chiederemo anche a difesa della giurisdizione nazionale attaccata nella sua effettività dal legislatore-esecutivo del Porcellum, i problemi del precariato pubblico scolastico e non scolastico saranno risolti come d’incanto, senza ulteriori ritardi, dallo stesso legislatore infedele, prima che intervenga la volontà popolare “reale” espressa attraverso le decisioni della magistratura”.

Dopo la sentenza Mascolo di Napoli del gennaio scorso, ci sono state alcune sentenze di recente a Locri, a Siena e a Roma. Perché sono importanti per i lavoratori della scuola?

“Sono il segno evidente che anche i giudici di merito, se applicano i principi costituzionali ed europei, possono dare effettività di tutela senza dover attendere l’intervento delle Corti sovranazionali Ue o della Cedu. Lo ha ricordato il 13 novembre 2015 il Presidente della Corte di giustizia dell’Unione europea, il belga prof. Koen Lenaerts, nella sua importantissima relazione nell’aula magna della Corte di Cassazione, alla presenza del Primo Presidente della Corte di Cassazione, del Vice Presidente italiano della Corte di Giustizia professor Tizzano, del Vice Presidente del CSM, del Presidente emerito della Corte Costituzionale professor Tesauro, di tanti alti magistrati anche del Consiglio di Stato e di noi avvocati innamorati dell’Italia protagonista in Europa della maggior tutela dei diritti fondamentali. Lenaerts ha precisato che i giudici comuni nazionali sono i veri giudici comunitari e che il diritto dell’Unione europea, attraverso le Costituzioni nazionali, è ormai il diritto interno, da applicare senza fare troppe storie. Naturalmente, la sua relazione è stata condivisa ed approvata da tutti i presenti, tra cui anche chi le parla”.

La Corte Costituzionale affronterà il tema dell’interpretazione della (non) “presunta” sentenza della Corte di Giustizia di Lussemburgo del 26 novembre 2014. Cosa c’è da aspettarsi?

“Prima del 17 maggio 2016 interverranno tante di quelle novità, giudiziarie e legislative, che quell’udienza potrebbe rivelarsi del tutto inutile, perché i problemi strutturali, che Renzi non ha creato ma che sono stati risolti solo in parte creando troppe discriminazioni, saranno già stati risolti. D’altra parte, la Corte costituzionale dalla camera di consiglio del 10 giugno 2015 non ha ancora provveduto a depositare il provvedimento sulla questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte di appello di Firenze sulla vicenda dei precari degli Enti lirico-sinfonici, nel caso di specie la Fondazione Teatro del Maggio musicale fiorentino. Ciò, nonostante, la Corte di giustizia con la citata sentenza del 26 febbraio 2015 ha accolto il ricorso per inadempimento proposto dalla Commissione europea per mancata predisposizione delle misure antiabusive della direttiva 1999/70/Ce per i lavoratori saltuari dello spettacolo lussemburghesi. Vi è un evidente difficoltà della Corte costituzionale a decidere sulla questione della lavoratrice saltuaria dello spettacolo fiorentino, già stabilizzata dal Tribunale di Firenze sulla base di una giurisprudenza granitica della Cassazione, che il solito legislatore nostrano, non renziano, ostacola con norme retroattive che interferiscono con i processi in corso, modificandone l’esito a sfavore dei lavoratori. Infatti, se – e quando – la Corte costituzionale dichiarerà illegittima la norma che ostacola la tutela in applicazione dell’art.6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, il Jobs act renziano verrà automaticamente demolito e con esso la riforma della scuola nella parte in cui ha creato queste evidenti discriminazioni tra precari, costringendo addirittura la stessa Consulta a rinviare l’udienza pubblica del 23 giugno 2015, in cui il Giudice delle leggi nazionali già avrebbe dovuto decidere le questioni del precariato scolastico di ritorno dalla Corte di giustizia, applicandone i precetti”.

E che cosa succederà intanto alle cause in corso?

“Non mi pare che ci siano molti margini per perderle, una volta risolto il problema sul piano etico-giuridico davanti alla Cassazione a Sezioni unite e/o davanti alla Corte di giustizia, con il semplice rinvio pregiudiziale. Spero e sono convinto che il Governo-legislatore interverrà per una sanatoria collettiva, nell’interesse generale, anche della sua sopravvivenza politica prima delle libere elezioni, con una riforma “Angelo divino” che integri la riforma del “Buon Gesù”, quale Renzi non si è mai dimostrato. Nonostante la lettera d’amore ai neo-docenti e suoi presunti nuovi Apostoli”.

Vedi anche: Abuso precariato: 1 dicembre Corte Cassazione su risarcimento danni, sentenza valida per precari e neoassunti. Presunzione e presuntuosi

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