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Associazione Italiana Insegnanti Geografia. Adesso il Miur rispetti la sentenza del Tar: la Geografia solo ai laureati nella materia

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La sentenza pronunciata dal Tar per il Lazio (n. 10289/2017) ha stabilito che negli Istituti Tecnici e Professionali l’insegnamento della “Geografia” e della “Geografia generale economica” venga affidato esclusivamente ai professori abilitati in questa disciplina e non a docenti abilitati in Lettere o in Scienze. Nulla di strano all’apparenza. È del tutto ovvio che un docente insegni la disciplina alla quale ha dedicato i suoi studi.

Nella realtà purtroppo non è così; e questo perché il Ministero dell’Istruzione, per motivi che seguono più logiche economiche che culturali, consente attraverso decreti direttoriali che la cattedra di Geografia, in alcuni casi, possa essere assegnata a professori, magari bravissimi in biologia o geologia, che però sono chiamati a svolgere lezioni, ad esempio, su fenomeni specifici quali quelli migratori, demografici e turistici o legati alla globalizzazione nelle sue diverse componenti territoriali, socio-economiche, politiche e ambientali. A tutti parrebbe incredibile che un docente di Matematica andasse a insegnare Latino o viceversa. Eppure questo criterio non vale per la Geografia.

Commenta il Prof. Gino de Vecchis, presidente nazionale dell’AIIG: “L’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia ha da sempre sottolineato la necessità di evitare che docenti, privi di competenze specifiche, giungano a insegnare Geografia, spesso non conoscendone a fondo metodi e obiettivi e svilendone inevitabilmente la natura. Tra l’altro, dopo la riforma della scuola secondaria superiore, realizzata dal ministro Gelmini, la Geografia negli Istituti Tecnici e Professionali è stata del tutto eliminata o ridotta ai minimi termini. Il primo auspicio dell’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia è innanzi tutto che la sacrosanta sentenza del Tar non venga, attraverso espedienti di varia natura, disattesa dal Miur, prolungando anche in futuro un’anomalia gravissima che si protrae da molti anni, con esiti certo non positivi per la preparazione degli studenti. Occorre dire però che questa sentenza ha avuto il grande merito di trovare ampia risonanza nei mass media (da ringraziare per questa meritoria opera di informazione), che hanno ancora una volta posto all’attenzione dell’opinione pubblica il problema di una disciplina, essenziale per la formazione dei bambini e dei giovani, che non trova adeguata collocazione nella scuola, producendo una generale e pericolosa ignoranza della dimensione spaziale, da tutti unanimemente riconosciuta e deprecata. I nostri ragazzi, infatti, non conoscono, conoscono poco o in modo sbagliato e stereotipato il proprio spazio vissuto, l’Italia e tanto meno l’Europa e il mondo. La situazione del sapere geografico all’interno degli ordinamenti scolastici e universitari del nostro Paese risulta davvero unica, in negativo, in tutto il panorama europeo e occidentale. Va aggiunto tuttavia che la sentenza del Tar riguarda soltanto un settore della scuola italiana: gli Istituti Tecnici e quelli Professionali, mentre la riforma Gelmini ha prodotto pesanti ricadute dovunque; nei Licei, ad esempio, ha associato, in un connubio malamente progettato, la Geografia alla Storia, con una riduzione da quattro a tre ore settimanali. Il male prodotto ha riguardato ambedue le discipline, ma i danni maggiori sono ricaduti sulla Geografia, ridotta nei casi migliori a un’ora di insegnamento.

Prosegue il Prof. De Vecchis: “Altri e non minori danni sono presenti anche nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado (la scuola media). Il discorso si farebbe molto lungo; basti l’esempio del Corso di studi in Scienze della formazione primaria (la laurea per i docenti delle elementari per intenderci) per comprendere in quale considerazione sia tenuta la Geografia a livello istituzionale. Sebbene Storia, Geografia e Scienze possano considerarsi allo stesso livello, per conseguire la laurea che consente l’insegnamento i futuri maestri devono sostenere 9 crediti formativi per le discipline geografiche, 16 crediti formativi per quelle storiche e 26 crediti formativi per quelle che fanno capo a Scienze”.

Conclude il Presidente nazionale dell’AIIG: “Se non possiamo meravigliarci allora del generale analfabetismo o persino di una narrazione collettiva geografica molto lontana dalla realtà della disciplina, così come messo in luce anche dalla recente ricerca di Skuola.net, dobbiamo certamente continuare a chiedere e a monitorare che l’insegnamento delle discipline sia affidato, come logica vorrebbe, a quegli specialisti che la disciplina l’hanno scelta e studiata per passione. Infatti, è solo garantendo alle nuove generazioni l’incontro con la passione per la disciplina geografica che potremo garantire loro l’acquisizione di quelle strategie di orientamento e riflessione fondamentali per comprendere, affrontare e migliorare le realtà nelle quali vivranno”.

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