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Assegno unico figli per genitori divorziati o separati: la guida

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La nuova misura di welfare per le famiglie con figli entrerà in funzione dal prossimo mese di marzo e riguarda tutti i genitori, anche quelli separati o divorziati, ma con regole precise. Stop assegni familiari sui figli, stop alle detrazioni in busta paga o nel cedolino dello stipendio. E poi stop ai vari bonus e indennità per i figli a carico. Tutto sacrificato sull’altare del nuovo assegno unico figli, misura che doveva entrare in vigore lo scorso luglio ma che fu posticipata prima a gennaio 2022 e adesso a marzo dello stesso anno.

Non sono poche le cose che vanno chiarite riguardo a questa misura di politiche per la famiglia. Numerosi i quesiti che i contribuenti hanno prodotto al governo, ai Ministeri competenti e all’Inps. Tra queste domande, anche quelle che riguardano i genitori separati o divorziati, una situazione abbastanza diffusa che fa sorgere il dubbio su chi dei due genitori dovrebbe avere diritto a questo benefit.

In attesa che l’Inps, come sempre, esca con circolari, messaggi e strumenti informativi vari, vediamo oggi di approfondire le modalità di fruizione dell’assegno universale figli per le famiglie alle prese con queste problematiche.

Assegno unico, come funziona?

Chiunque eserciti la responsabilità genitoriale ha diritto all’assegno unico sui figli, o forse è meglio dire, avrà diritto dato che la misura ancora deve entrare in funzione. Il nuovo bonus per famiglie con prole riguarda tutti i genitori per tutti i figli a carico fiscalmente fino a 21 anni di età. SI parte dalla fine del settimo mese di gravidanza, perché il diritto all’assegno unico figli scatta anche per le donne in gravidanza. Questo perché la misura va a sostituire anche il Bonus Inps chiamato “mamma domani”, un assegno in vigore oggi che eroga 800 euro una tantum alle donne in dolce attesa che superano il settimo mese di gestazione.

L’assegno unico viene erogato mese per mese. Il bonus può essere percepito una sola volta per nucleo familiare ed una sola volta per ogni figlio. In pratica ogni nucleo familiare ha la possibilità di presentare una sola domanda. Sta ai genitori scegliere la modalità di erogazione, cioè se farlo richiedere al padre o alla madre, se entrambi lavorano. Ma si potrà anche optare per la divisione al 50% dell’assegno tra entrambi i coniugi.

Assegno unico figli per separati o divorziati, tutto va ripartito tra i genitori?

Questa la regola normale, per famiglie senza problematiche di coppia e senza separazioni o divorzi al loro interno. Cambia tutto quando per esempio, non c’è accordo tra le parti o quando ci sono separazioni o divorzi non pacifici. Infatti la regola vuole che sia il primo genitore a presentare domanda quello a cui l’Inps erogherà questo assegno mensilmente.

Ciò non vuol dire che il tutto può essere ricondotto ad una specie di corsa a chi arriva prima a produrre l’istanza. Infatti per la misura ci sono alcune regole ben specifiche. Se il giudice ha concesso l’affidamento esclusivo ad uno dei due genitori che si sono separati o che hanno divorziato, il benefit spetta al genitore a cui sono stati affidati i figli dal Tribunale. Sempre nell’interesse dei figli, soprattutto se al di sotto dei 18 anni di età, in caso di nomina di un tutore, l’assegno è liquidato direttamente al tutore e nell’interesse del minore.

Nel caso di separazione o divorzio con entrambi i genitori a cui viene lasciata la responsabilità genitoriale, l’assegno andrà suddiviso in due parti uguali. Questo a meno di accordi tra le due parti. Va ricordato però che, in caso di intesa tra genitori, anche se vivono in nuclei familiari separati, nella domanda di assegno unico da produrre all’Inps andrà indicato anche l’altro genitore.

Va sottolineato poi che in caso di accordo, l’assegno unico per i figli andrà ad incidere anche sull’eventuale assegno di mantenimento. Come sempre la domanda andrà prodotta sempre all’Inps e con le canoniche modalità, cioè tramite la procedura telematica con accesso tramite Spid, Cie o Cns, o tramite Istituti di Patronato. Non si sanno ancora le date certe, ma è probabile che si partirà con le istanze dal mese di gennaio, con i nuclei familiari che dovranno avere un Isee in corso di validità in modo tale da consentire all’Istituto Previdenziale di parametrare il benefit proprio all’Isee.

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