Assegno unico, aumenti da gennaio: importo massimo sfiora i 200 euro, il minimo supera i 57. La guida

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Il 2024 inizia con un’importante novità per le famiglie: l’aumento dell’assegno unico per i figli. L’incremento, dovuto alla rivalutazione per l’inflazione, offre una boccata d’ossigeno alle famiglie, soprattutto in un periodo di crescenti costi della vita.

Col nuovo tasso di rivalutazione del 5,4% (calcolo di perequazione delle pensioni) l’aiuto economico per i figli verrà adeguato al costo della vita e gli aumenti si applicheranno da gennaio per tutte le mensilità del 2024: l’importo più alto sfiorerà i 200 euro a figlio (aumento di 10 euro, da 189,2 a 199,4 per figlio) e scatterà sotto la soglia Isee di 17.090 euro. La quota minima, finora di circa 54 euro al mese, sfiorerà i 57,2 per ciascun figlio.

Assegno unico, ecco cosa cambia da gennaio

Si stima che le 5,6 milioni di famiglie con figli a carico beneficeranno di un aumento del 5,4%, rispetto all’8,15% dell’anno precedente. L’Assegno Unico, potenziato dalla legge di Bilancio, vede un incremento delle coperture finanziarie: 409,2 milioni di euro per il 2023, 525,7 milioni per il 2024 e 542,5 per il 2025. Ad esempio, per le famiglie con un ISEE fino a 16.215 euro, l’importo passa da 175 euro a 189,2 euro mensili. Inoltre, sono state rivalutate anche le soglie ISEE.

Nel gennaio 2024, ci sarà un ulteriore aumento dovuto all’inflazione media del 2023, stimata al 5,4% dall’ISTAT. Questo comporterà un aumento dell’assegno che varierà da 57,2 euro al mese per ISEE oltre 45.575 euro a 199,4 euro al mese per ISEE fino a 17.090 euro. È prevista anche una maggiorazione per i genitori lavoratori di 34,15 euro per ogni figlio.

L’aumento potrebbe non essere immediato. L’INPS comunicherà a breve le modalità operative e il conguaglio potrebbe avvenire nei prossimi mesi.

L’ente, infatti, con una nota, specifica: “Gli importi dell’assegno spettanti per l’annualità 2024 sono determinati tenuto conto di quanto previsto dall’art. 4, co. 11, del D. Lgs. n. 230/2021, ai sensi del quale l’assegno e le relative soglie ISEE sono adeguati annualmente alle variazioni dell’indice del costo della vita ossia dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. In attesa della comunicazione ufficiale della variazione del suddetto indice, a cura dell’ISTAT, la mensilità di Assegno unico di gennaio 2024 sarà liquidata sulla base degli importi previsti dalla tabella vigente nel 2023 per poi essere oggetto di conguaglio con la successiva mensilità”.

Assegno unico, la misura in sintesi

L’assegno unico universale per i figli verrà erogato dall’Inps dietro domanda da parte degli interessati. Si tratta di quelle famiglie con figli fino a 21 anni di età a carico dei genitori. L’assegno universale per i figli è la misura che andrà a prendere il posto delle detrazioni per carichi di famiglia riferite ai figli, degli assegni per il nucleo familiare, dei bonus per i figli (Bonus Bebè, Bonus Mamma Domani). Per detrazioni e assegni resteranno solo quelli riferiti al coniuge o ad altri familiari a carico.

Dal punto di vista degli importi questi cambiano in base all’Isee. Infatti per poter richiedere l’assegno universale, a meno che non si tratti di figli disabili, occorre avere un Isee in corso di validità.

Per l’Isee occorre presentare la DSU tramite patronato o con le proprie credenziali di accesso ai servizi telematici dell’Inps, quindi tramite Spid (Sistema pubblico di identità digitale), tramite Cie (Carta di identità elettronica) o tramite Cns (Carta nazionale dei servizi).

Stessi strumenti anche per la domanda di assegno universale per i figli. Va ricordato che gli assegni durano 12 mesi e vanno richiesti ogni anno.

L’assegno comunque decorre dal mese successivo a quello di presentazione della domanda, sempre che l’istanza venga accettata. Devono essere i genitori (o uno di loro) o chi esercita la responsabilità genitoriale per i figli minorenni, a produrre richiesta all’Inps.

La particolarità di questo nuovo strumento è che possono richiederlo direttamente anche i figli, ma sempre quelli maggiorenni che possono anche domandare all’Inps la corresponsione diretta a loro nome della parte di assegno spettante.

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