Arriva il docente referente sulla diversità e l’inclusione: ecco l’idea di una scuola piemontese

L’istituto Alessandro Volta di Alessandria ha istituito la figura del ‘referente sulla diversità e l’inclusione’, un insegnante che dovrà occuparsi di aiutare gli studenti e l’istituto stesso ad una corretta inclusione, per tutti.
“L’eterogeneità degli studenti richiede referenti specifici. Come quello contro il bullismo, o con bisogni educativi speciali (BES), abbiamo sentito l’esigenza di identificare un referente intorno al tema dell’inclusione“, spiega a La Stampa la dirigente scolastica Maria Elena Dealessi.
In verità la scuola ha già istituito un team sull’inclusione, composto da una dozzina di docenti, con l’obiettivo di prevenire l’abbandono scolastico, contrastare l’isolamento sociale e affrontare le sfide legate alla depressione giovanile: “La pandemia ha accentuato questi problemi, ma la scuola è pronta ad affrontarli grazie a un team dedicato. E i risultati arrivano. Quando i ragazzi si diplomano e ci raccontano come il Volta ha cambiato loro la vita, ogni difficoltà di questo mestiere complicatissimo scompare“.
La dirigente, per quanto riguarda l’istituzione della nuova figura, è serena in merito a possibili critiche e accuse da parte dei genitori di fare ‘propaganda gender’.
Anzi, la preside ha pensato di coinvolgerli attivamente, per averli come alleati: “Sono madre e ho figli adolescenti, ma i genitori hanno bisogno di capire che la diversità rappresenta una ricchezza. Il dialogo con loro è costante, con una media di dieci genitori a settimana che ci chiedono aiuto. Troppo spesso, i ragazzi sono inclini a formulare dichiarazioni superficiali ed estremiste che potrebbero non riflettere realmente le loro convinzioni. Quando accade, è importante avere il coraggio di coinvolgere i genitori, anche se può risultare complesso, perché nel tentativo di rendere autonomi i figli, non sempre sono disponibili”.
“In questo momento –spiega Sandro Marenco, il diversity prof scelto dal Volta di Alessandria – è importante che gli studenti sappiano che la loro scuola intende consolidare la propria vocazione inclusiva. Il percorso lo sto scoprendo ogni giorno perché non esiste ancora la figura del referente sulla diversità e l’inclusione. Al momento, nelle scuole italiane, ci sono colleghi che si occupano di bisogni speciali educativi e inclusione ma tali necessità vengono valutate da un’équipe medica. Vorrei essere portatore di una cultura del rispetto della diversità che non sia patologizzante”.