Ardone: “È facile essere una buona insegnante con i bravi, io però ho un debole per i ‘cattivi'”
Napoli ha visto nascere molte stelle e Viola Ardone brilla con una luce particolare. Mentre molti la riconoscono come l’autrice del best-seller “Il treno dei bambini”, pubblicato da Einaudi nel 2019 e tradotto in ben 25 lingue, c’è una sfumatura della sua storia meno conosciuta, ma altrettanto affascinante.
Viola non è solo una scrittrice di talento, è una docente dedicata che insegna italiano e latino in un liceo della provincia di Napoli.
Nell’ultimo numero del Venerdì de La Repubblica, Ardone ha condiviso una riflessione personale e potente sull’insegnamento e sul ruolo cruciale della scuola nella nostra vita. Per lei, la scuola non era solo un edificio o un obbligo, era un rifugio. Da bambina, Viola era talmente timida che alcune maestre suggerirono una terapia. Si sentiva come un’estranea, una bambina invisibile immersa in un mondo che non sembrava adattarsi a lei.
Ma la scuola le ha dato un’identità. Entrando in classe, Ardone ha scoperto la sua passione per l’apprendimento. Aveva un banco, una sedia e compiti da svolgere. Era in questo spazio di struttura e scoperta che ha trasformato la sua introversione in una forza. In classe, trovò la sua voce attraverso i quaderni, le penne e le matite. Non era più la bambina timida che si nascondeva dietro la paura; era diventata “studentessa”.
Il potere trasformativo della scuola non è solo stato evidente nella sua vita come studentessa, ma anche nella sua carriera come insegnante. La stessa scuola che le ha dato una voce, le ha anche fornito una piattaforma per educare e ispirare le future generazioni.
L’articolo di Ardone non è solo una testimonianza del suo viaggio personale, ma anche una potente dichiarazione sull’importanza dell’educazione. Al di là dei libri, delle aule e degli esami, la scuola rappresenta un luogo di appartenenza, di scoperta e di crescita. E come Viola Ardone ci dimostra, può davvero cambiare vite.