Ape Sociale, in pensione a 63 anni con 30 o 36 anni di contributi: le info utili

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Andare in pensione prima del previsto sembra un sogno lontano per molti, ma ci sono specifiche circostanze in cui l’uscita anticipata diventa realtà. La formula di “Quota 103”, che combina anni anagrafici e contributivi, non è l’unico percorso: l’Ape sociale offre opportunità alternative.

Con l’Ape sociale, lavoratori in particolari condizioni, spesso gravose, hanno la chance di andare in pensione. Ciò include ad esempio chi ha lavorato nel campo dell’edilizia con 32 anni di contributi che, negli ultimi 10 anni, hanno lavorato per più di 7 in questo settore.

La legge di Bilancio in arrivo potrebbe non solo confermare l’Ape sociale ma ampliarne la portata. Nata dalla legge di bilancio 2017, l’Ape sociale eroga un’indennità dello Stato, gestita dall’INPS, ai soggetti che abbiano almeno 63 anni e che non percepiscono già una pensione diretta. Quest’indennità viene concessa fino al raggiungimento dell’età pensionabile o fino alla pensione anticipata. L’Ape sociale, inizialmente sperimentale dal 1° maggio 2017, ha visto la sua scadenza estendersi fino al 31 dicembre 2023.

Un’altra via di accesso all’Ape sociale riguarda coloro che hanno percepito la Naspi a causa della disoccupazione. L’Ape è accessibile anche a chi è disoccupato, invalido per almeno il 74% o caregiver. Per gli edili disoccupati, il requisito è di 30 anni di contribuzione, e il rapporto di lavoro deve essersi concluso in modi specifici, come licenziamento o dimissioni collettive, negli ultimi 36 mesi. La Naspi, però, non deve essere stata percepita per gli ultimi 18 mesi.

Infine, per chi ha svolto lavori usuranti, la pensione diventa accessibile con 36 anni di contributi, a condizione che sette degli ultimi dieci anni siano stati spesi in quella mansione.

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