Ansia, depressione ritiro sociale e ancora aggressività, impulsività e comportamenti oppositivi: quanto e come incide il ruolo della famiglia? Lo studio

L’interesse intorno alla salute mentale infantile cresce e gli esperti si interrogano: siamo di fronte a una reale crisi o i bambini di oggi hanno minore resilienza di quanto ritenuto? Una nuova ricerca, condotta dal Boston Children’s Hospital e pubblicata su Communications Psychology, approfondisce gli effetti dell’esposizione precoce a eventi stressanti, diversi tipi di traumi e al ruolo della resilienza familiare nella protezione dai sintomi psicopatologici.
Ansia, ritiro, iperattività: quando il disagio prende forma
I ricercatori hanno distinto due principali modalità di manifestazione del disagio:
- disturbi internalizzanti, come ansia, depressione, ritiro sociale e sintomi psicosomatici, dove le emozioni vengono rivolte verso l’interno;
- disturbi esternalizzanti, come aggressività, impulsività e comportamenti oppositivi, che si esprimono verso l’esterno.
Secondo i dati raccolti, gli eventi stressanti vissuti tra 1-2 anni e 2-3 anni predicevano sintomi internalizzanti esclusivamente nelle bambine. Invece, lo stress accumulato in ogni fase risultava associato all’aumento dei sintomi esternalizzanti, senza differenze di genere.
La resilienza familiare come scudo
Un aspetto centrale dello studio riguarda il ruolo della famiglia. Gli autori sottolineano che “aspetti della resilienza familiare, come livelli più elevati di impegno, capacità di affrontare le sfide e senso di controllo, hanno ridotto il rischio di interiorizzare i sintomi, mentre solo un maggiore senso di controllo ha ridotto il rischio di esternalizzare i sintomi all’età di 7 anni, anche nel contesto di un trauma”.
L’idea di resilienza, quindi, non può essere affidata esclusivamente ai singoli bambini. Il sostegno fornito dalla rete familiare, scolastica e sociale gioca un ruolo fondamentale nell’aiutare i più piccoli a sviluppare competenze emotive che permettono loro di affrontare eventi difficili.
Traumi e tipo di esperienza
L’analisi ha mostrato che il tipo di trauma influenza i percorsi psicopatologici:
- i traumi interpersonali, come abusi e violenze, aumentavano significativamente il rischio di sintomi internalizzanti;
- sia traumi interpersonali sia non-interpersonali, come incidenti o disastri naturali, contribuivano all’aumento dei sintomi esternalizzanti.
Stress e salute mentale: un equilibrio delicato
I risultati dello studio confermano la necessità di considerare il peso dello stress vissuto nei primi anni di vita. I modelli teorici esaminati evidenziano:
- l’effetto cumulativo dell’esposizione ripetuta a eventi stressanti;
- la presenza di periodi sensibili, durante i quali il cervello infantile risulta particolarmente vulnerabile;
- l’importanza dell’effetto di prossimità, ovvero l’impatto maggiore dello stress recente.
Il contesto sociale come fattore protettivo
La resilienza, come emerge dallo studio, non si costruisce nella solitudine domestica. L’esposizione a contesti positivi e controllati, come scuole, attività sportive e gruppi sociali, diventa fondamentale. Come suggeriscono i dati, la salute mentale dei bambini va di pari passo con l’investimento in servizi educativi e sociali, capaci di offrire ambienti di crescita sani e stimolanti.