Anita, simbolo della protesta contro la Dad: “Già nel primo lockdown ero stufa, al secondo non ne potevo davvero più, non volevo diventare famosa”

Anita Iacovelli è una giovane studentessa torinese che nel novembre del 2020, durante il secondo lockdown, iniziò da sola una piccola protesta contro la didattica a distanza diventando ben presto un simbolo per tutti gli studenti italiani.
In un contributo su Luce, pubblicazione online, afferma: “Quando il presidente della regione Piemonte, Alberto Cirio, ha deciso di non riaprire, ci siamo spostati a piazza Castello. Eravamo circa 20 ragazzi e ragazze delle medie e tanti altri del liceo. Il mio obiettivo era tornare a scuola, non volevo diventare famosa. Era bello stare insieme, gli altri mi erano mancati molto. Durante le ore di lezione seguivamo, mentre all’intervallo giocavamo a pallavolo”.
Nonostante sia stato proprio il forte disagio a spingerla all’azione, Anita è consapevole che la sua non era la peggiore delle condizioni possibili: “Mentre eravamo in Dad, io stavo spesso fuori all’aperto, quando potevo. Ero fortunata perché avevo computer e connessione, ma molti altri ragazzi no e facevano fatica. Molti hanno avuto problemi psicologici, alcuni li hanno ancora oggi. Tutti siamo un po’ cambiati con la pandemia, anche gli adulti. La Dad ci ha cambiati tutti. Abbiamo passato due anni della nostra vita chiusi in casa. Comunicavamo solo tramite lo schermo. Tanti sono rimasti così isolati che hanno perso amicizie importanti”.
Oggi Anita frequenta l’ultimo anno delle medie, studia con impegno e fuori da scuola già si dedica al nuoto agonistico: “Spero tanto che non chiudano per poter passare il tempo con i miei compagni e fare il meglio possibile. Non siamo mai neanche stati in quarantena finora. Anche il presidente Draghi ha detto che non ha senso chiudere la scuola, che è quello che abbiamo sempre detto noi. Aprire i centri commerciali e tenere le scuole chiuse non ha alcun senso”.