Anief: no a una sola ora di storia settimanale nei Professionali
Comunicato Anief – Nel Paese che ha fatto la storia e dato i natali al diritto, con il più alto numero di siti di patrimonio Unesco, l’ultima riforma degli istituti superiori prevede il dimezzamento delle ore settimanali della storia: ad una disciplina che dovrebbe essere considerata come ‘maestra di vita’, viene infatti ora conferito uno spazio ridottissimo.
Inoltre, nonostante le dichiarazioni favorevoli espresse da chi governa l’istruzione e dalle più alte cariche pubbliche alla trasmissione delle conoscenze su Cittadinanza e della Costituzione, nei fatti la materia basilare continua ad essere dimenticata. Anief chiede una modifica immediata al piano di revisione della Storia prevista dal nuovo piano orario settimanale degli istituti professionali e l’immediato inserimento dell’educazione civica in tutti gli ordini scolastici.
Lo studio della storia e dell’educazione civica ridotte ai minimi termini. È questa la triste situazione che si vive in Italia. Nel primo caso, l’emanazione del Dlgs decreto legislativo 61 del 13 aprile 2017, emanato in attuazione delle Legge 107/2015, impone ai Collegi dei Docenti degli Istituti professionali un severo taglio del monte ore annuale delle ore di Storia, già dal biennio. Come riporta oggi Orizzonte Scuola, attraverso i componenti del Dipartimento di Lettere dell’Istituto Sassetti-Peruzzi di Firenze, il nuovo quadro orario prevede che dal corrente “anno scolastico l’insegnamento della Storia sarà ridotto ad 1 ora risultando questo l’unico insegnamento impartito con una sola ora alla settimana (contro le 2 ore settimanali previste dalla precedentemente riforma)”.
“Appare sorprendente – scrivono gli stessi docenti – che nel Paese che in ogni angolo del suo territorio racconta le origini della cultura latina; nel Paese in cui è nata una storia lunga secoli, quella dell’Impero romano; e che ha posto le fondamenta per la formazione della società europea, il Governo decida di privare gli studenti della metà delle ore previste nell’insegnamento della Storia; appare incredibile che, in un Paese nato anche sulle rovine dagli insediamenti dei Greci, degli Etruschi, dei Longobardi, il legislatore decida di snaturare un insegnamento disciplinare che costruisce la nostra identità e che concorre a formare ed educare cittadini attivi e consapevoli”. Infine, “proprio perché i nostri allievi sono destinati, per la maggior parte, all’inserimento nel mondo del lavoro, è eticamente doveroso fornire loro le chiavi di accesso alla società e offrire gli strumenti di decodifica delle complessità del mondo contemporaneo”.
Non va meglio per lo studio dell’educazione civica: il 20 luglio scorso l’Anci Toscana ha dato il via alla raccolta firme per reintrodurre l’ora di educazione civica nelle scuole, come materia obbligatoria. Una scelta, forse, dovuta anche ai vari casi di bullismo nelle scuole nei confronti dei professori, ma è anche un modo per poter conoscere la Costituzione e avvicinarsi di più all’aspetto legale della nostra Italia. Ma, tranquillamente si può dire che ci sono altri motivi di questa scelta: cyberbullismo, bullismo nelle scuole, gioco d’azzardo, consumo di alcool e cannabis, abuso di dati personali. “Stessa direzione, ma diversi scopi segue il disegno di legge n. 682 assegnato alla commissione cultura alla Camera per l’esame”.
In attesa di capire l’esito della lodevole iniziativa, scrive oggi Orizzonte Scuola, “si registra che sono stati immessi nei ruoli dei docenti 18.000 laureati in discipline giuridiche ed economiche, ma di questi più di 6000 non sono utilizzati in attività d’insegnamento specifico, bensì come organico di potenziamento (per supplenze o per il sostegno, anche senza titolo specifico). Ci s’interroga: Perché viene sprecata una così ricca risorsa professionale? Perché non ritorna ad essere disciplina obbligatoria l’Educazione Civica e lo studio della Costituzione che accompagna e completa la formazione del cittadino attivo e responsabile nella consapevolezza dei propri diritti e dei doveri in nome del bene comune?”.
Il sindacato Anief chiede una modifica immediata al piano di revisione della Storia prevista dal nuovo piano orario settimanale degli istituti professionali e l’immediato inserimento dell’educazione civica in tutti gli ordini scolastici nazionali. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, “lo studio della storia deve rimanere basilare in tutti i cicli scolastici, dal primo ciclo sino al quinto anno delle superiori. Relegarla ad un’ora settimanale significa negare agli alunni la possibilità di conoscere chi siamo e da dove arriviamo: la sua marginalizzazione, negli istituti professionali, diventa particolarmente grave se adottata poi in un paese come l’Italia, vero patrimonio d’arte che senza un approfondito studio della storia non potrà mai essere colta a pieno”.
“Anche la mancata adozione dell’educazione civica, ci trova profondamente contrariati: su questo punto, l’Anief, non a caso, ha presentato più volte proposte formali in Parlamento, pure attraverso l’ultima Legge di Stabilità con appositi emendamenti”, conclude il sindacalista autonomo.
03 ottobre 2018
Ufficio Stampa Anief