Anief conferma sciopero 17 maggio, non ci sono risposte concrete su precari, stipendi e regionalizzazione [INTERVISTA]
Di

Marcello Pacifico Presidente Anief commenta a caldo l’intesa raggiunta tra Governo e Sindacati. Confermato al momento lo sciopero del 17 maggio, le risposte non sono convincenti
Presidente, cosa ne pensa Anief dell’accordo siglato a Palazzo Chigi? Revocherete lo sciopero anche voi?
Dobbiamo partire dalle premesse, quando si parla di sindacati rappresentativi manca il nome dell’Anief che non è stata invitata. Si può continuare a ignorare che abbiamo superato la soglia del 5% ma senza il rinnovo della rappresentatività non si potrà rinnovare il contratto. Lo ha scritto nero su bianco il Ministero della Funzione Pubblica in risposta a una nostra richiesta sul perché del ritardo dell’atto di indirizzo per il rinnovo del CCNQ. A quanto pare è fermo al MEF dal 5 aprile.
Va bene, ma entriamo nel merito. Vi piace o no questo accordo frutto della mobilitazione congiunta?
No, perché di nuovo ci sono tante parole, molti rinvii e poche azioni concrete.
Ma il Governo s’impegna entro tre anni come avete chiesto voi a recuperare il potere d’acquisto degli stipendi. Non è una vostra vittoria, il salario minimo di cittadinanza?
Se fosse vero, saremmo lieti ma siamo come san Tommaso. Perché nel documento non si parla di aggiornare il DEF a cui poi dovrà riferirsi la prossima legge di stabilita 2020 citata nell’accordo. L’attuale DEF prevede tagli fino al 2045. Per recuperare soltanto i mille euro persi rispetto a dieci anni fa, ci vuole 1 miliardo, per recuperare i 10 punti di inflazione scoperti altri 2 sempre per il futuro, senza parlare quanto perso nel decennio. Dove sono questi soldi?
Almeno sui precari sarete contenti, stabilizzati tutti entro pochi anni.
Veramente nell’accordo si parla di concorsi riservati con cadenza ravvicinata per chi ha 36 mesi di servizio, cioè quello che si è cancellato con l’ultima Legge di stabilità. Non era per questo che volevamo scioperare. Anief ha chiesto la riapertura delle Gae per tutto il personale abilitato (100 mila docenti dimenticati), per i diplomati magistrali (50 mila cancellati dalle Gae), per i precari con 36 mesi dietro frequenza di un corso abilitante speciale.
Avevamo chiesto la riapertura del vecchio doppio canale di reclutamento e non il ripristino delle tre graduatorie di merito volute dalla Buona scuola dove alcuni elenchi già per il primo concorso riservato si esauriranno fra 40 anni. Non si è concluso niente.
E poi di parità di trattamento e di stabilizzazione non se ne parla proprio quando siamo intervenuti sul tema in audizione nel decreto sulla p.a.
E taccio sul tema della conferma dei ruoli di chi è stata assunto con riserva o dei trasferimenti di chi è stato costretto all’esilio. I problemi dei licenziamenti e della mobilità forzata non sono stati proprio affrontati.
E sul personale Ata ancora vaghi impegni a quando la legge prevede passaggi verticali ogni quattro anni come denunciamo da tempo senza alcun accenno a quei 20 mila posti previsti da vent’anni mai attivati nei profili as e c. Non so veramente di cosa abbiano discusso.
Almeno sulla regionalizzazione, si è bloccato il passaggio alle regioni, non crede?
Certo, ma nel testo attuale voluto dalla Lega si dice il contrario. Appena vedremo cambiato il testo, rivendicheremo anche noi questo risultato perché nell’accordo non si parla da chi dipenderà il personale assunto ma di un unico sistema di reclutamento e di un unico stato giuridico. Il testo non è ancora chiaro.
Su Università e Afam, pure pollice verso?
Certo, come si fa a non stabilizzare il personale dopo la recente sentenza Sciotto della Corte di giustizia sul personale delle fondazioni lirico-sinfoniche? Il Tar di recente ha sollevato sempre alla CGUE il caso dell’illegittimita dei contratti superiori ai 36 mesi per i ricercatori di tipo A, e cosa sottoscrivono nell’accordo? Assumere più ricercatori precari invece di ripristinare il ruolo dei ricercatori a tempo indeteterminato cancellato dalla riforma Gelmini.
Allora il 17 si sciopera, comunque?
Si almeno fino a quando non avremo risposte concrete a problemi urgenti. Magari la prossima volta, se convocati, possiamo persino convincere il Governo ad adottare soluzioni immediate e a costo zero.