Ancora un giovane morto a Napoli. Saviano: “Investire sulla formazione, scuole aperte tutto il giorno e corsi professionali”
Tragedia a Napoli, dove un diciottenne è morto dopo essere stato colpito alla tempia da un proiettile. Il giovane, che lavorava nel negozio del padre, è deceduto in ospedale la mattina del 9 novembre. L’omicidio è avvenuto in una strada centralissima della città, a pochi passi dall’abitazione della vittima. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti, c’è quella di un “tragico gioco” finito male.
Il drammatico episodio si aggiunge a una serie di recenti omicidi che hanno scosso Napoli, come quello di un quindicenne il 25 ottobre e di un diciannovenne il 2 novembre, oltre al caso del musicista ucciso ad agosto dopo una lite. Sulla scia di questi eventi, lo scrittore Roberto Saviano, sulle pagine del Corriere della Sera, si interroga sulle cause di questa violenza giovanile. “Perché si muore così giovani?”, si chiede Saviano.
Secondo l’autore di Gomorra, la radice del problema sta nella brama di denaro, simbolo di potere e seduzione, in un contesto sociale dove le opportunità lavorative sono scarse e il lavoro nero è la norma. Saviano descrive questi giovani come “ragazzini ossessionati dall’aspetto fisico, che sognano ricchezza e successo”, attratti dalla scalata criminale come mezzo per realizzare le proprie ambizioni.
“Non hanno paura di morire”, afferma Saviano, “e considerano il carcere una tappa necessaria per diventare uomini”.
Lo scrittore conclude con un appello a “disarmare Napoli”, investendo in formazione, scuole aperte tutto il giorno e corsi professionali, per sottrarre i giovani al richiamo della criminalità. Critica inoltre il “modello Caivano”, definendolo inefficace e controproducente. “Queste morti continueranno”, ammonisce Saviano, in un mondo dove la domanda di droga alimenta il mercato criminale.