Alunno con disabilità scrive biglietto alla docente di sostegno costretta a lasciare la scuola: “Un biennio ricco di esperienze, fiero di averti conosciuto”

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“Cara prof., è stato bellissimo questo biennio ricco di esperienze. Spero ci potremmo rivedere nel triennio”. Un biglietto color lilla, scritto con lettere maiuscole da uno studente di 16 anni affetto da spettro autistico, racchiude la delusione per un addio imposto dal precariato.

La sua insegnante di sostegno, Stefania, 38 anni, è stata costretta a lasciare la scuola e il suo alunno a causa del contratto a tempo determinato.

“Mi è stata assegnata un’altra cattedra dopo due anni”, spiega la docente a La Repubblica, “perché sono state aggiornate le graduatorie, che rispondono a logiche numeriche e nelle quali sono stati inseriti a pettine coloro che hanno conseguito il titolo di specializzazione per il sostegno con corsi all’estero, non tutti equipollenti al nostro. E nessuno fa controlli”. Stefania, che ha conseguito il titolo di specializzazione all’Università di Bari, sottolinea l’amarezza per una situazione che penalizza chi ha studiato e si è formato in Italia.

Il rapporto tra Stefania e il suo studente era iniziato due anni prima. “È un ragazzo autistico, molto volenteroso. Abbiamo lavorato a stretto contatto anche con la famiglia. E già dal primo anno mi hanno chiesto se ci sarei stata ancora”, ricorda l’insegnante. Nonostante la distanza tra la sua residenza a Noicattaro e la scuola a Bari, Stefania aveva scelto di mantenere la stessa cattedra per garantire continuità al suo alunno.

La notizia del suo trasferimento ha causato dispiacere alla famiglia del ragazzo. “La madre ci è rimasta male”, racconta Stefania, che avrebbe voluto salutare il suo studente prima di andare via. “Ma la madre mi ha detto che era meglio lasciare stare, che il figlio aveva bisogno di metabolizzare la notizia”.

La vicenda di Stefania e del suo alunno mette in luce, ancora una volta, le criticità del sistema scolastico, dove il precariato diffuso tra i docenti compromette la continuità didattica, penalizzando soprattutto gli studenti più fragili, come quelli con disabilità, che necessitano di un rapporto stabile e continuativo con le figure di riferimento. Il bigliettino color lilla, conservato nella borsa di Stefania, resta un simbolo di un’occasione persa e di un sistema che fatica a garantire il diritto allo studio e all’inclusione.

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