Alunni plusdotati, la scuola non li aiuta e molti lasciano gli studi: mancano linee guida e formazione per gli insegnanti
Quello degli alunni plusdotati è un tema che la scuola italiana non riesce a gestire ancora con efficacia. E nel frattempo, però, gli alunni si annoiano in classe o, quel che è peggio, non vengono compresi ed accompagnati appieno.
“Era novembre 2018 quando il Miur ha organizzato un tavolo tecnico, di cui ho fatto parte, per definire le linee guida nazionali sulla plusdotazione” racconta a La Repubblica Maria Assunta Zanetti, presidente di Lab Talento, un laboratorio per ragazzi e bambini gifted dell’Università di Pavia. “Abbiamo consegnato queste linee nel luglio 2019 e avrebbero dovuto diventare operative dall’anno scolastico successivo, ma tutto è stato messo in stand-by”.
Nel 2020, la ministra Azzolina aveva inserito la questione all’interno dell’atto di indirizzo in cui si afferma la necessità di inserire i soggetti con alto potenziale nel paragrafo dell’inclusione, attestando cioè che gli insegnanti debbano avere una formazione adeguata, con metodologie di apprendimento specifiche.
Poi però, nessun atto concreto: “Tra emergenza covid e un’altra crisi di governo, ci si è occupati di tutt’altro. Ho provato spesso ad avere un’interlocuzione con il ministero ma, seppur interessati, avevano altre urgenze. E nel frattempo ragazzi di estrema intelligenza spesso abbandonano la scuola, il fenomeno dei cosiddetti drop-out capaci. Cambi continui di istituto o ritiro precoce sono un fenomeno di cui non si hanno cifre, ma che esiste. L’incapacità della scuola di valorizzare questi studenti, anche dal punto di vista dell’intelligenza emotiva, li fa sentire fuori posto, portandoli all’abbandono”, conclude Zanetti.
La questione degli alunni plusdotati è stata inserita all’interno dei Bes, i bisogni educativi speciali, ma ancora per quanto riguarda le direttive su come valorizzare gli studenti gifted non ci sono.
In totale, solo 95 istituti in tutta Italia hanno la certificazione nel trattamento della plusdotazione, dove non esiste alcun obbligo legislativo, ma la facoltà della scuola o del singolo insegnante nel seguire corsi di formazione sul tema.
La Repubblica riporta la testimonianza di Valentina Durante, professoressa di matematica e fisica del liceo Morgagni di Roma, che racconta: “Ho seguito un corso quando nella mia classe è arrivato uno studente con un certificato di plusdotazione. Ho imparato ad avere consapevolezza che questo ragazzo, su alcune materie, ne sappia molto più di noi insegnanti. Non per tutti è facile accettare che una persona di 14 anni sia più preparata, nonostante i pochi studi”.
In questa scuola, dunque, abbiamo sezioni sperimentali in cui il numero degli studenti è contenuto, i voti non esistono e i compiti in classe si fanno in gruppo, suddivisi per livello.