Alunni a scuola con la febbre, il racconto di una docente: “In braccio per ore con una bimba piccola che si lamentava per i dolori. I genitori non hanno mai risposto al telefono”

La gestione dei bambini ammalati a scuola è diventata un tema di acceso dibattito, mettendo a dura prova il rapporto tra famiglie e istituti scolastici.
Complice l’ondata di influenza stagionale, molti genitori, stretti tra impegni lavorativi e mancanza di supporto esterno, si trovano costretti a mandare i figli a scuola nonostante qualche linea di febbre o altri malesseri.
“Ma ieri non avevi la febbre?” “La mamma mi ha dato la tachipirina ed è scesa”, questo, come segnala Il Resto del Carlino, sarebbe il dialogo riportato da alcuni insegnanti, che evidenzia la complessità della situazione.
Non solo. Una maestra di sostegno, per oltre tre giorni, ha dovuto tenere in braccio una bambina di 6 anni, che piangeva per il mal di testa e i dolori di pancia. “Abbiamo chiamato i genitori. Ma non ci hanno mai risposto”, si sfoga.
I docenti, dal canto loro, lamentano un aumento dei contagi all’interno delle classi, con conseguenti disagi per la salute del personale scolastico e ripercussioni negative sulla qualità della didattica. “Nel nostro Istituto c’è una collega ricoverata all’ospedale con la polmonite, altre a casa con la febbre”, denuncia un’insegnante.
Tra protocolli sanitari e difficoltà organizzative
La situazione è ulteriormente complicata dai protocolli sanitari, che prevedono l’intervento dei sanitari in caso di febbre alta. “Giorni fa siamo dovuti andare al pronto soccorso con il bambino perché il preside aveva chiamato l’ambulanza”, racconta una nonna, sottolineando lo spavento per il piccolo. Se da un lato la norma mira a tutelare la salute dei bambini, dall’altro può generare ansia e preoccupazione nelle famiglie. Il problema, dunque, non riguarda solo la responsabilità dei genitori, ma anche le difficoltà organizzative che molte famiglie devono affrontare. È importante sensibilizzare i genitori sull’importanza di non mandare i figli a scuola con sintomi influenzali, ma allo stesso tempo è fondamentale che le istituzioni offrano un supporto concreto alle famiglie in difficoltà, attraverso servizi di assistenza e una maggiore flessibilità organizzativa.
Proteggersi dall’influenza: consigli e strategie di prevenzione
L’influenza è una malattia respiratoria che può presentarsi con diversi livelli di gravità, da forme lievi a casi che richiedono il ricovero ospedaliero. Bambini piccoli e anziani sono particolarmente vulnerabili a complicanze come polmonite e peggioramento di patologie preesistenti. Il virus si trasmette principalmente attraverso goccioline respiratorie diffuse con tosse e starnuti, ma anche tramite contatto diretto o indiretto con secrezioni contaminate. Il periodo di incubazione varia da uno a quattro giorni, e gli adulti possono contagiare gli altri già un giorno prima della comparsa dei sintomi e fino a cinque giorni dopo.
Misure di prevenzione non farmacologiche
Oltre a vaccini e farmaci antivirali, l’ECDC raccomanda alcune misure di protezione personale per ridurre la trasmissione del virus. Queste includono: lavare frequentemente le mani con acqua e sapone per almeno 40-60 secondi, soprattutto dopo aver tossito o starnutito; in alternativa, utilizzare disinfettanti a base alcolica. È importante osservare una buona igiene respiratoria, coprendo bocca e naso con un fazzoletto monouso quando si starnutisce o tossisce. In caso di sintomi respiratori, è consigliabile isolarsi volontariamente a casa, evitando il contatto ravvicinato con altre persone. Infine, evitare di toccarsi occhi, naso e bocca.