Almeno 50mila ragazzi in Italia vivono reclusi in casa dipendenti da pc e smartphone. Il problema delle dipendenze non solo virtuali preoccupa il governo

Il fenomeno degli Hikikomori, giovani che si isolano completamente dalla società rifugiandosi nel mondo virtuale, è un problema sempre più preoccupante anche in Italia.
Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha lanciato l’allarme, rivelando che circa 50.000 ragazzi italiani vivono da almeno sei mesi reclusi in casa, dipendenti da computer e cellulari.
La patologia, originaria del Giappone, è legata alla dipendenza dai dispositivi tecnologici e si manifesta con sintomi come ansia, depressione e isolamento sociale. In Italia sono oltre cento i centri specializzati nella cura di queste dipendenze da internet, che accolgono circa 3.700 utenti, per lo più maschi tra i 15 e i 18 anni.
Il problema delle dipendenze giovanili non si limita però al mondo virtuale. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ha denunciato una vera e propria “pandemia” di sostanze stupefacenti tra i giovani, con un abbassamento dell’età del primo approccio e un aumento del principio attivo delle droghe.
Secondo il rapporto sulle tossicodipendenze, quasi 960.000 giovani tra i 15 e i 19 anni hanno assunto almeno una volta nella vita una sostanza illegale, e oltre 680.000 lo hanno fatto nel 2023. Particolarmente preoccupante è l’aumento del consumo di cocaina, anche tra i giovanissimi sotto i 14 anni.
Nonostante la cannabis rimanga la sostanza più utilizzata, si registra una lieve diminuzione della sua prevalenza rispetto al 2022. In crescita invece il consumo di droghe sintetiche e smart drug, così come l’uso di psicofarmaci senza prescrizione medica.
Tra le sostanze di ultima generazione, è stato segnalato anche in Italia il Fentanyl illecito, un potente oppioide sintetico che sta causando gravi problemi negli Stati Uniti.