Allungamento calendario scolastico, Costarelli: “Occorre fare delle scelte ben precise e ripensare la didattica”

La dirigente scolastica del Liceo Scientifico “Newton” di Roma, Cristina Costarelli, riflette sulla possiiblità di prolungare il calendario scolastico.
“L’ipotesi di prosecuzione delle lezioni dopo l’8 giugno ha scaldato gli animi nel mondo della scuola in questi ultimi giorni. Si tratta di una questione complessa che va analizzata partendo dalle situazioni concrete delle scuole: di seguito alcuni spunti per ragionare”, afferma la vice presidente dell’ANP Lazio.
Poi aggiunge: “Per pensare di stare a scuola fino alla fine di giugno bisogna sicuramente prevedere una risposta a queste difficoltà”
- Ricalendarizzare gli esami di primo ciclo e maturità: i docenti sono gli stessi nelle commissioni e per le classi.
- Provvedere alla climatizzazione delle aule: già a maggio, nella maggior parte degli edifici scolastici, le temperature iniziano a superare i 30 gradi.
- Stanziare fondi per i docenti che possono dare disponibilità su base volontaria, visto che alla data dell’8 giugno avranno corrisposto agli obblighi contrattuali.
- Prevedere lo svolgimento di tali attività in forma laboratoriale e innovativa affinché abbiano senso didattico.
- Bisogna anche chiarire la finalità di queste attività: si tratta di recupero di carenze? Di potenziamento? Attività obbligatorie per tutti gli studenti? Perché se si tratta di recupero, da decenni si organizzano corsi nel periodo estivo, quindi da questo punto di vista nulla di nuovo.
- Si possono pensare come corsi a distanza, ma avrebbe senso recuperare a distanza le difficoltà createsi per la maggior parte proprio in DAD?
“Deve essere chiaro che affrontare questo argomento non significa dire, o solo pensare, che docenti e studenti abbiano lavorato di meno in questo difficile anno scolastico: hanno tutti lavorato di più e nelle condizioni peggiori che si siano mai viste nella storia post-bellica. Non si è perso tempo: il tempo è stato utilizzato in modo diverso. Molto tempo è stato speso per gli imprevisti legati all’emergenza sanitaria, per le connettività precarie, per passare continuamente dalla distanza alla presenza e viceversa. Si è lavorato meno sui contenuti, i “programmi” non saranno tutti completati; ma si è lavorato su nuovi aspetti di competenza, sulla gestione di fragilità emotive e relazionali, sulla rimodulazione della vita dei giovani in una dimensione nuova e sconosciuta per tutti“, continua.
Costarelli, poi, ribadisce: “Il fatto che le programmazioni non vengano completate ha delle ripercussioni, indubbiamente: in misura maggiore nelle classi d’esame, in particolare per gli studenti che si proiettano verso l’università e il mondo del lavoro. Ma è importante anche chiedersi se prolungare la scuola di 20 giorni a giugno sia davvero la soluzione al problema”.
Infine sottolinea: “Alla luce di questo quadro nessuna pretesa di dare risposte, giusto una ipotesi: che sia necessario, per questi anni scolastici del Covid, ragionare secondo le parole di E. Morin di “testa ben fatta”, invece che di “testa ben piena”? Difficile immaginare che in un periodo in cui il mondo intero ha visto uno sconvolgimento generale, la scuola possa garantire gli stessi esiti di degli anni precedenti. Forse occorre rivedere anche gli obiettivi da raggiungere, fare scelte e concentrarsi sui nuclei e le competenze fondanti, oltre che ripensare la didattica, come si è visto e si vede ancora necessario”.