Allarme povertà educativa: in Italia 1 minore su 8 vive in condizioni gravi. L’appello di Save the Children: “Mense scolastiche gratis per chi è in difficoltà”

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In Italia, 748.000 famiglie con minori vivono in povertà assoluta, pari al 12,4% del totale. Tra le più colpite, quelle con tre o più figli (18,8%) e quelle monogenitoriali (14,8%). La situazione è particolarmente critica per le famiglie straniere: la povertà assoluta riguarda il 41,4% di quelle composte da soli stranieri e il 34,1% di quelle miste, contro l’8,2% delle famiglie italiane.

“La povertà minorile è una grave ingiustizia che compromette percorsi educativi e opportunità future”, denuncia Save the Children, condividendo le preoccupazioni espresse dal Presidente Mattarella in vista della Festa del Lavoro.

Salari bassi e disuguaglianze: un circolo vizioso

L’associazione sottolinea come redditi insufficienti e precarizzazione lavorativa stiano aggravando il calo demografico e limitando le possibilità di crescita dei minori. “Le condizioni materiali creano fratture sociali profonde, penalizzando soprattutto bambini e adolescenti”, afferma Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children. Senza interventi mirati, il rischio è che la povertà materiale si trasformi in povertà educativa, riducendo ulteriormente le chance di riscatto per le nuove generazioni.

Le proposte per invertire la rotta

Tra le misure urgenti indicate:

  • Sostegno economico alle famiglie vulnerabili
  • Potenziamento dei servizi educativi e scolastici
  • Accesso gratuito alla mensa per gli alunni in difficoltà, grazie al Fondo per il contrasto della povertà alimentare istituito nell’ultima Legge di Bilancio.

“La mensa scolastica è un presidio contro le disuguaglianze – conclude Fatarella – e va garantita come diritto essenziale”.  Serve un piano strutturale per spezzare il legame tra povertà e marginalità, proteggendo il futuro dei più giovani.

Il costo dell’istruzione e le barriere all’accesso: un peso insostenibile per le famiglie vulnerabili

L’istruzione in Italia, sebbene formalmente gratuita, nasconde costi nascosti che diventano vere e proprie barriere per le famiglie in difficoltà. Libri di testo, materiale scolastico, trasporti, gite e attività extracurricolari rappresentano una spesa considerevole, che molte famiglie faticano a sostenere. Secondo l’Osservatorio Nazionale di Federconsumo, solo per il corredo scolastico (astucci, diari, zaini) una famiglia spende in media 500 euro l’anno a figlio, cifra che sale se si includono i libri (fino a 300-400 euro per le superiori). Per chi vive in povertà relativa, queste cifre possono significare rinunce forzate o indebitamento.

Il divario digitale: un’altra forma di esclusione

Con la didattica sempre più legata alla tecnologia, le disuguaglianze nell’accesso a dispositivi e connessioni amplificano le disparità. Durante la pandemia, il problema è emerso in modo drammatico: secondo Istat, nel 2021 il 12,3% degli studenti tra 6 e 17 anni non aveva un PC o un tablet in casa, percentuale che saliva al 20% nel Mezzogiorno. Anche quando la scuola fornisce dispositivi in comodato d’uso, restano criticità come:

  • Connessioni lente o assenti in alcune zone;
  • Competenze digitali carenti tra genitori e figli in contesti svantaggiati;
  • Costi di manutenzione (software, riparazioni) spesso a carico delle famiglie.

Cosa servirebbe per rendere la scuola davvero inclusiva?

Per abbattere tali barriere, servirebbero:

  1. Un potenziamento strutturale dei fondi per il diritto allo studio, con criteri di accesso semplificati e risorse adeguate;
  2. Misure anticicliche, come voucher diretti per libri e trasporti, senza passare da bandi farraginosi;
  3. Un piano nazionale per l’alfabetizzazione digitale, che includa dispositivi, connessioni e formazione per docenti e alunni;
  4. Monitoraggio continuo delle spese accessorie, per identificare e intervenire sui nodi critici.

La povertà educativa non si combatte solo con i sussidi, ma con un sistema che prevenga l’esclusione fin dal primo giorno di scuola. Senza interventi coraggiosi, il rischio è che il diritto all’istruzione rimanga un privilegio per chi può permetterselo.

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