Alfabetizzazione fonosillabica strutturata. Lettera

Inviata da Loto Montina – Le più accreditate ricerche sull’apprendimento della letto-scrittura hanno da tempo dimostrato la necessità che il bambino acquisisca prioritariamente, e in modo progressivo e sistematico, il principio alfabetico di conversione grafema-fonema. Un problema però persiste dal momento che nella didattica delle classi prime tale principio spesso non viene applicato e tanto nella presentazione degli esercizi da svolgere quanto nel percorso che propongono la maggioranza dei libri di testo, si utilizzano di fatto modelli misti.
Approccio fono-sillabico o globale? Nel corso dei decenni i due approcci che si sono confrontati sono quello cosiddetto fono-sillabico (o alfabetico, o sintetico) e quello cosiddetto globale (o ideovisivo, o analitico). Le evidenze della ricerca
propendono totalmente a favore del primo e sconsigliano decisamente il secondo o anche modelli misti.
Tali indicazioni sottolineano il ruolo essenziale dell’acquisizione di abilità fonologiche nelle prime fasi dell’apprendimento e lo sviluppo di competenze legate alla lingua scritta. Tali evidenze convergono per tutte le lingue, sono quindi a maggior ragione valide per una lingua “trasparente” come l’italiano.
I più recenti e accreditati studi, le neuroscienze e la neuropsicologia, hanno messo in risalto che i bambini devono prioritariamente acquisire abilità fonologiche fondamentali come: la consapevolezza fonemica, la consapevolezza delle rime, la memoria verbale a breve termine e le abilità di lettura delle parole.
Dalla teoria alla pratica in classe
Nonostante queste solide acquisizioni della ricerca nelle prassi diffuse nelle scuole si affermano altri orientamenti, volti a metodi misti. Anche le indicazioni nazionali non sono chiare fino in fondo in merito.
Nei libri di testo emergono contestualismo dispersivo, eccentricità grafica, sovraccarico di stimoli visivi, prevalenza di attività cognitive banali come ricopiatura e coloratura di lettere, completamenti di parole bucate e scarsa, o completamente mancante, è l’attenzione tanto all’aspetto fonologico e metafonologico quanto alla sistematicità nella progressione fonemica: “il metodo globale scacciato dalla porta, riemerge adesso sotto una forma ancora più insidiosa di un globalismo pittografico che aggiunge elementi di esteriorità e distrattività e impedisce ogni forma di acquisizione coerente e sistematica.”
Il programma ALFABETO140
In una recente pubblicazione dal titolo: “Evidenze scientifiche ed insegnamento della lettura.Perché una alfabetizzazione fono-sillabica strutturata è necessaria per tutti i bambini” l’associazione SApIE ha presentato i risultati della sperimentazione del programma denominato ALFABETO140.
Il programma propone un approccio fono-sillabico che si sviluppa in coerenza con le evidenze acquisite e con i criteri dell’alfabetizzazione strutturata. La fase sperimentale della sua attuazione ha dato importanti risultati su tre livelli: acquisizione delle competenze di letto-scrittura negli alunni, riduzione della percentuale di alunni a rischio dislessia, oltre che apprezzamento da parte degli insegnanti che lo hanno applicato.
Propone un percorso da attuare nel primo anno della scuola primaria. 140 ore da dedicare ad un apprendimento fonologico, strutturato e progressivo della letto-scrittura. Il Programma è “fonologico” nel senso che, iniziando dalla sillaba piana, presenta le consonanti assieme alle vocali; “strutturato” nel senso che ogni insegnante ed ogni bambino, in ogni fase del programma, devono avere piena consapevolezza di quale sarà il punto di arrivo e di come ogni apprendimento si collochi in rapporto a quello successivo; “progressivo” nel senso che parte dalle strutture fono-sintattiche più semplici (consonante-vocale) per arrivare passo dopo passo ai gruppi ortografici più difficili. Si compone di 6 unità suddivise in sessioni di
lavoro di due ore. Agli insegnanti sono richiesti passione, senso del gioco e humor. Si svolge in osservanza ai principi della teoria del carico cognitivo, la quale richiede che gli stimoli distrattivi siano ridotti al minimo.
Il disegno sperimentale
Da settembre 2020 a maggio 2021 si è svolta la parte applicativa della sperimentazione, con un disegno di ricerca di tipo quasi-sperimentale. Hanno partecipato all’iniziativa 23 istituti scolastici per un totale di 51 classi, 30 nel Gruppo Sperimentale (GS) e 21 nel Gruppo di Controllo (GC), erano coinvolte 7 sedi universitarie. Vi hanno partecipato alunni con disabilità certificata, alunni di origine straniera e quindi con difficoltà linguistiche nonché alunni non certificati ma con difficoltà di tipo percettivo, fonico o fonologico, grafico o prassico, oltre ad alunni che sapevano già leggere.
Per la valutazione in ingresso sono state selezionate due prove relative all’abilità di riconoscimento visivo di lettere e alla consapevolezza fonologica. Per la valutazione di esito sono state somministrate tre prove, una di dettato di parole, una di riconoscimento di non-parole e una di consapevolezza fonologica.
Negli insegnanti del Gruppo di Controllo si trovava una varietà di approcci all’apprendimento della letto- scrittura che riflettevano per lo più le pratiche rappresentate dai testi adottati. La metà dei docenti affermava di applicare metodi globali o misti, mentre l’altra metà di privilegiare il metodo fono-sillabico, ma anche in questi erano presenti contaminazioni del metodo globale e non venivano rispettai i criteri di progressività sistematica.
I risultati
A causa del lock down le scuole partecipanti sono dovute passare alla DAD per diverse settimane, alcune anche 6 mesi. Il 63% degli insegnanti ha comunque dichiarato che la pandemia non ha ostacolato il rispetto dei tempi del programma.
Il Gruppo Sperimentale ha avuto prestazioni significativamente migliori nella prova di consapevolezza fonologica, prestazioni migliori nell’abilità di decodifica, mentre consistente è stata la differenza nella prova di dettato di parole, con un valore di Effect Size di 0,43 e un avanzamento stimabile in 5 mesi rispetto al Gruppo di Controllo.
Tra gli alunni definibili in ingresso come “a rischio” vi è stato un significativo miglioramento delle prestazioni di uscita nei i bambini del GS, quelli rimasti a rischio dislessia alla fine dell’anno si erano ridotti a meno di 1/5 nel GS, mentre rimanevano intorno alla metà nel GC.
Conclusioni
Gli autori affermano che “questa sperimentazione fornisce un’ulteriore conferma a quanto la ricerca evidence-based ha già acquisito e che ha trovato, in particolare, una sintesi negli studi di Dehaene (2009; 2019), cioè che un apprendimento sistematico basato sulla corrispondenza tra lettere e sillabe coi rispettivi suoni è la strada decisamente più efficace per tutti i bambini, oltre ad essere l’unica da adottare per soggetti a rischio dislessia.”
Le Indicazioni Nazionali rivolte agli insegnanti dovrebbero pertanto forse essere più chiare nell’indicare tale approccio e i libri di testo non dovrebbero incedere alle “nuove” e più esteticamente attrattive tendenze della moda didattica, continuando nei fatti a riproporre forme di globalismo.
La ricerca conferma che una didattica della letto-scrittura fondata su di un metodo fonologico, sistematico e progressivo è la più efficace. Mettendo prima e meglio il bambino e la bambina nella condizione di poter comunicare attraverso la scrittura e la lettura stiamo loro offrendo la libertà di scrivere e di leggere di sé stessi e del mondo che li circonda, di affrontare con fiducia e motivazione l’apprendimento dei nuovi campi del sapere che li attendono. Da qualsiasi punto di vista lo si guardi l’approccio fono-sillabico risulta essere il più efficace per accogliere i diversi bisogni educativi dei nostri alunni in prima elementare.