Alcool tra i giovani, quando parleremo di emergenza? 83mila minori hanno fatto esperienza di Binge drinking, più di un milione e mezzo ne fanno un uso dannoso

I dati parlano chiaro, sebbene un po’ datati: secondo l’Istituto Superiore di Sanità (Sistema di Sorveglianza PASSI), il 34% dei giovani adulti tra 18 e 34 anni ha dichiarato di fare un uso a rischio di alcol, con comportamenti come il consumo eccessivo abituale o il binge drinking. Il dato risulta più elevato nei maschi e in chi ha un livello di istruzione più alto.
1,37 milioni di giovani tra 11 e 25 anni hanno adottato modalità di consumo dannose, coinvolgendo anche 620.000 minori. Il fenomeno del binge drinking ha riguardato 786.000 giovani, tra cui 83.000 minori.
Anche tra gli adolescenti tra 11 e 17 anni il fenomeno è presente: il 18,2% dei maschi e il 18,8% delle femmine ha consumato alcol nell’anno, con una leggera flessione tra i ragazzi e un incremento tra le ragazze.
Conseguenze sanitarie
L’assunzione di alcol in età giovanile è associata a molteplici rischi fisiologici. Secondo quanto riportato nel sito della Fondazione Veronesi, l’alcol può compromettere lo sviluppo cerebrale, soprattutto nelle aree legate al giudizio, alla memoria e alla regolazione delle emozioni.
I principali effetti sanitari riscontrati includono:
- danni epatici precoci e alterazioni metaboliche;
- modifiche neurologiche che aumentano la vulnerabilità alle dipendenze;
- incremento del rischio di incidenti e traumi;
- peggioramento della qualità del sonno e dell’umore.
Il documento PASSI dell’ISS evidenzia anche come l’abitudine a consumare alcol spesso si accompagni ad altri comportamenti a rischio: fumo, sedentarietà, cattiva alimentazione. “La combinazione di questi fattori moltiplica gli effetti negativi sulla salute nel lungo periodo”, viene evidenziato nel rapporto.
Implicazioni sociali
Sul piano sociale, il consumo di alcol in giovane età è correlato a numerosi contesti problematici. Tra i principali:
- aumento degli episodi di guida in stato di ebbrezza;
- maggiore esposizione a incidenti, sia domestici che pubblici;
- coinvolgimento in episodi di violenza o microcriminalità;
- compromissione del rendimento scolastico e lavorativo.
Le motivazioni che spingono i giovani al consumo includono:
- pressione del gruppo dei pari e ritualità sociali;
- imitazione di modelli familiari e mediatici;
- sottovalutazione del rischio e accesso facilitato;
- curiosità e ricerca di trasgressione.
La sorveglianza PASSI segnala una criticità ulteriore: “la percezione soggettiva del rischio è molto bassa, anche tra i consumatori a rischio”. Questo elemento rende più difficile l’efficacia dei messaggi preventivi generici.
Strategie di prevenzione
Gli approcci raccomandati per ridurre il consumo giovanile di alcol si basano sull’integrazione tra informazione, educazione e normative. Tra le misure più efficaci si evidenziano:
- inserimento di percorsi educativi continuativi nelle scuole secondarie;
- utilizzo di linguaggi visivi e digitali per le campagne informative;
- coinvolgimento attivo di genitori e insegnanti;
- inasprimento dei controlli su vendita e somministrazione.
Nel documento della Fondazione Veronesi viene sottolineato l’importanza della relazione educativa: “non servono allarmismi, ma dialogo costante e credibile, soprattutto da parte degli adulti di riferimento”. L’educazione precoce, supportata da dati e da esempi concreti, è considerata centrale.