Ai supplenti con contratto fino al termine delle lezioni o al 30 giugno va data la Carta docente perché vanno equiparati al personale di ruolo: a Viterbo 1.500 a una insegnante che ha fatto ricorso con Anief

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Sottoscrivere una supplenza fino al termine delle lezioni o con scadenza 30 giugno significa essere equiparati a tutti gli effetti, anche per i diritti, ai docenti di ruolo: per questo la Carta del docente deve andare anche ai supplenti.

Lo ha ribadito il Tribunale ordinario di Viterbo che a fronte del ricorso prodotto dai legali Anief, in difesa di una insegnante che ha svolto insegnamento tra il 2020 e il 2023, ha condannato il Ministero dell’Istruzione e del Merito a risarcire la docente con i 1.500 euro di card per l’aggiornamento più gli interessi nel frattempo maturati.

Nella sentenza, il giudice del Tribunale di Viterbo ha spiegato che meno di un anno fa la Corte di Cassazione “ha chiarito l’evidente equiparabilità ai docenti di ruolo, sia dei docenti che abbiano ricevuto “incarichi annuali fino al 31.8, ai sensi dell’art. 4, comma 1, L. n. 124 del 1999” o anche “incarichi per docenza fino al termine delle attività di didattiche, ovverosia fino al 30.6, ai sensi dell’art. 4, comma secondo, della L. n. 124 del 1999”. Discostarsi da tali principi significherebbe perpetrare la situazione di discriminazione tra categorie di docenti del tutto equiparabili tra loro quanto alla natura del servi- zio prestato”.

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, si sofferma, nel commentare la sentenza, sulla “indiscussa posizione presa dalla Suprema Corte di Cassazione lo scorso mese di ottobre che, sulla scia dei precedenti illustri orientamenti del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia europea, ha di fatto bocciato quella parte della Legge 107/15, da cui nasce la norma, che ha omesso tra i beneficiari della Carta del docente i precari annuali. È chiaro come il sole, a questo punto, che presentare ricorso gratuito con Anief per chiedere spiegazioni al giudice del lavoro rappresenta ormai una richiesta con altissime percentuali di riuscita nell’obiettivo di recuperare fino a 3.500 euro più interessi, oltre che di ristabilire il rapporto con l’amministrazione su un binario di rispetto dei propri diritti professionali”.

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