“Ai 900 allievi di Brancaccio il diritto di studiare”. Così a Palermo la scuola media che ha voluto Don Puglisi
“Era il 1997 quando l’assessora all’Istruzione del Comune di Palermo Alessandra Siragusa chiese alla Scuola media ‘Protonotaro’ di Corso Vittorio Emanuele in via del Protonotaro a Palermo se eravamo disponibili a creare una piccola sezione distaccata qui a Brancaccio ed è stato così che abbiamo creato due sezioni di scuola media nella Circoscrizione di via San Ciro. Lì facevamo scuola con una ventina di alunni, perciò mancava di fatto una struttura. Poi partirono i lavori per la costruzione di una Scuola media a Brancaccio: la Scuola media di Padre Puglisi che porta anche il suo nome.”
Con questo ricordo entusiasta e a tratti commosso comincia il racconto del professore Domenico Buccheri, oggi vicepreside dell’Istituto Comprensivo “Padre Pino Puglisi” di Palermo nel quartiere Brancaccio. Docente di religione da oltre vent’anni e vicepreside dell’Istituto in un territorio famoso per la sua storia di mafia ma soprattutto per l’impegno educativo e sociale di Don Pino Puglisi, ucciso nel giorno del suo compleanno, il 15 settembre 1993, davanti alla sua porta di casa.
L’aria che si respira arrivando davanti al plesso centrale della Scuola dedicata a Padre Puglisi in via Panzera 28 a Palermo è un’aria calma. C’è un silenzio quasi riverente, c’è ordine, in una giornata che sa di primavera nonostante sia gennaio mentre sono in corso i preparativi per i 25 anni dalla fondazione dell’Istituto. Don Pino Puglisi che amava Brancaccio aveva combattuto lunghe battaglie per il diritto all’istruzione dei più giovani chiedendo la costruzione di una Scuola media in questa periferia palermitana prima di essere ammazzato il 15 settembre del ’93 proprio nel quartiere che amava.
A Brancaccio gironzolavano molti giovani per strada e non c’era una scuola media. Lo stato di emarginazione sociale era notevole come l’analfabetismo diffuso. Molti giovani non avevano la licenza elementare e media o non la frequentavano neppure, la media, nell’età dell’obbligo, perchè distante. “Questa è senza dubbio una condizione di un contesto sociale in grado di fornire manovalanza alla criminalità organizzata” scriveva il parroco in una lettera da lui firmata e riprodotta in uno pannello dell’allestimento fotografico posto all’ingresso della Scuola che verrà inaugurato lunedì 13 gennaio nella cerimonia dei 25 anni della fondazione dell’Istituto. La lettera è indirizzata al sindaco di Palermo di allora, Aldo Rizzo. La data è l’8 settembre 1992. Don Puglisi chiedeva una “Scuola media inferiore per il quartiere Brancaccio”. Questo era l’oggetto della lettera.
La giornata di oggi che sa primavera ed è così vibrante e intensa nella luce che emana si staglia sulle pareti e tra i dipinti blu e arancioni e i sui muri colorati dell’Istituto che nell’atrio centrale lunedì 13 gennaio accoglierà con gioia, autorità, famiglie, docenti e i dirigenti che in 25 anni hanno attraversato le aule dell’Istituto per ricordarne il passato ma pensando al futuro.
“La nascita di questa Scuola aveva un significato – continua il vicepreside Buccheri – dare al territorio un servizio per i ragazzi che non andavano alla Media non avendo questi bambini una scuola media nel quartiere. Finalmente il terreno viene confiscato – era un campo di pomodori qua dove siamo in questo momento – e c’è stata quindi la prima posa della pietra. Noi come Scuola Protonotaro abbiamo chiesto con forza la costruzione di questo Istituto.”
“La Scuola nel 99′ era pronta – continua il vicepreside -. Poi la notizia della venuta del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ad inaugurarla. Era una scuola non intitolata, mi piace ricordare questa cosa: non è una scuola intitolata, era la scuola di Padre Puglisi, era la scuola che lui voleva e per noi era importante questo. Abbiamo rinviato di qualche giorno l’ingresso nonostante l’edificio fosse pronto a ottobre del 99′. A gennaio del 2000 il primo ingresso ufficiale documentato dalla mostra fotografica che inaugureremo il 13 gennaio dopo 25 anni.”
Cos’è cambiato in questi 25 anni? Come hanno risposto le famiglie?
“Una risposta bella e forte. Noi abbiamo sempre detto di non essere magistrati, non siamo poliziotti, il nostro lavoro è educativo. Sicuramente il lavoro della magistratura ha un peso in questo territorio, ma come diceva Padre Puglisi, la mafia si cambia cambiando la mentalità delle persone, e l’unico luogo dove si può dare una svolta alla mentalità è la scuola, la formazione delle teste, cioè dare un orizzonte di senso diverso ai ragazzi. Diverso da quello in cui vivono. Un orizzonte di senso che gli dia anche un futuro, perché la maggior parte di questi ragazzi partono già con l’idea di essere vinti. C’è una povertà molto diffusa, c’è un disagio socio-economico ancora fortemente marcato, anche una risposta non immediata e tempestiva delle Istituzioni. C’è molta disoccupazione e allora la mafia trova terreno fertile.” risponde il vicepreside.
La maggior parte dei ragazzi che frequentano oggi la Scuola Puglisi e che riescono anche a raggiungere livelli di laurea vanno fuori da Palermo. “Abbiamo molti ragazzi – dice Buccheri – che si sono laureati, ex-alunni proprio di quell’anno in cui venne aperta la Scuola, che lavorano fuori da Palermo, perché non trovano occasione di lavoro qui, però gli abbiamo dato un orizzonte di senso alternativo, cosa che loro prima non avevano. Ecco perché il 13 gennaio diventa per noi non un bilancio – perchè si fanno i bilanci quando una cosa è finita – noi non vogliamo finire ma vuole essere un monitoraggio del lavoro che abbiamo fatto in questi 25 anni, per rilanciare i prossimi 25. Io probabilmente non ci sarò, ma sono sicuro che il quartiere ha molto apprezzato la presenza di questa Scuola media. Da parte delle famiglie c’è una consapevolezza del diritto allo studio. Non è una scuola per realizzare l’obbligo scolastico ma è una scuola per i loro figli, per i ragazzi di Brancaccio e dei vicini quartieri di Ciaculli e Campoverde. Ecco il motivo per cui ci teniamo alla formazione ma allo stesso tempo a un luogo dove i ragazzi stanno bene.”
“Io ormai sono un arredo della scuola, dico scherzosamente ai miei colleghi” continua Buccheri. “Sono nato come docente iniziando a 23 anni, poi casualmente mi ritrovai alla Scuola Protonotaro. E il giorno che scoprì dell’omicidio di Padre Puglisi, perché è alla Protonotaro che venni a saperlo, decisi di venire qui. Quando abbiamo dovuto scegliere se rimanere lì o venire qui a Brancaccio, eravamo pochi i docenti che abbiamo scelto di spostarci, io, il preside di allora e altri due colleghi, perché cambiava il tipo di lavoro, non era solo un lavoro di garanzia dell’istruzione ma era un lavoro che aveva una valenza sociale, cioè la scuola diventava un presidio sociale oltre che di legalità.” Una scelta dettata dalla sensibilità del professore e vicepreside, e dalla materia, la religione cattolica, che lui ha sempre insegnato. La stessa che Padre Puglisi inculcava nelle scuole ai giovani.
“Per i ragazzi legalità non è solo… – conclude Buccheri con orgoglio – cioè la legalità con i giovani non si fa parlando di Giovanni Falcone che combatteva la mafia. Sicuramente si fa dicendo che la mafia è un problema della nostra società ma la legalità la facciamo garantendo loro il diritto all’istruzione. Quella è la prima legalità. Che senso ha parlare di mafia e poi i ragazzi vengono a scuola senza avere i banchi, le sedie, senza i professori?. La prima legalità è garantire un servizio scolastico altrimenti non c’è coerenza con quello che diciamo. È quello che abbiamo fatto in questi 25 anni: garantire ai ragazzi un percorso didattico, sociale, quindi anche legale, costante.”
L’anno dopo dalla sua apertura nel 2000, la Scuola media dedicata, anzi ‘voluta’ da Don Pino Puglisi, è diventata un Istituto Comprensivo che conta oggi circa 900 studenti tra media, primaria e infanzia. “Ma il prossimo anno aumenteremo – chiosa felice il vicepreside – con l’accorpamento della Direzione Didattica ‘Francesco Orestano’ che si trova sempre a Brancaccio la nostra famiglia si allargherà.”