Agli studenti del Sud sottratti due anni di studio tra Infanzia e Primaria. La denuncia: “Dirigenti non fanno richiesta per tempo prolungato ed enti non stanziano fondi”

Michele Mileto, segretario provinciale di Reggio Calabria del sindacato Sinatas-Fgu Gilda Unams, ha evidenziato una situazione di crescente criticità per il sistema scolastico pubblico della sua regione, che diventa emblema di una situazione diffusa nel Sud Italia.
Su reggiotoday.it, in particolare, Mileto ha evidenziato un problema specifico riscontrato attraverso un’indagine autonoma. In diversi comuni del territorio, numerosi istituti dell’infanzia, della primaria e della secondaria di primo grado non attivano l’opzione del tempo prolungato.
Il dirigente sindacale ha spiegato: “Facendo una verifica in diversi comuni ho riscontrato che in molte città del nostro territorio le scuole dell’infanzia, primaria e di primo grado non attivano l’opzione del tempo prolungato perché i dirigenti non fanno richiesta e gli enti non stanziano risorse.”
Questa mancanza di offerta spinge molte famiglie a preferire le scuole private.
Distribuzione del tempo pieno nella scuola primaria
La problematica del tempo prolungato nel Mezzogiorno emerge come un fattore strutturale che accentua il divario tra Nord e Sud del Paese.
In molte regioni meridionali, il tempo prolungato risulta limitato o del tutto assente. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Istruzione e del Merito per l’anno scolastico 2025/2026, la media nazionale di classi a tempo pieno nella scuola primaria si attesta al 51,2%. Tuttavia, esistono marcate differenze regionali:
- Lazio: 70,8%
- Emilia Romagna: 65,1%
- Piemonte: 64,1%
- Sicilia: 20,7%
- Puglia: 31,7%
- Calabria: 36,4%
Questi dati evidenziano un divario significativo tra le regioni del Nord e quelle del Sud, con la Sicilia che registra la percentuale più bassa di classi a tempo pieno.
Impatto sulle ore di lezione
La limitata diffusione del tempo pieno nel Mezzogiorno comporta una riduzione delle ore di lezione per gli studenti. Ad esempio, un alunno che frequenta una scuola con orario di 27 ore settimanali accumula, in un anno scolastico di 33 settimane, 891 ore di lezione, rispetto alle 1.320 ore di un coetaneo inserito in un percorso a tempo pieno (40 ore settimanali). Questo si traduce in una differenza di 429 ore annue, equivalente a circa due anni scolastici in meno nell’intero ciclo della scuola primaria.
Fattori che influenzano la diffusione del tempo pieno e prolungato
Diversi fattori contribuiscono alla scarsa diffusione del tempo pieno e prolungato nel Sud Italia:
- Infrastrutture insufficienti: la mancanza di mense e spazi adeguati limita la possibilità di estendere l’orario scolastico.
- Carenza di personale: la disponibilità di docenti e personale ATA è spesso insufficiente per sostenere l’ampliamento dell’orario.
- Vincoli finanziari: le risorse economiche limitate degli enti locali impediscono l’attivazione di servizi aggiuntivi.
- Domanda familiare: in alcune aree, la richiesta di tempo pieno è bassa, anche a causa della mancanza di offerta consolidata.
Interventi previsti
Per affrontare queste disparità, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha stanziato circa 960 milioni di euro per l’estensione del tempo pieno nelle scuole primarie, di cui 400 milioni destinati alla costruzione di mense scolastiche. Circa il 58% di questi fondi è riservato alle regioni del Sud, con l’obiettivo di colmare il divario territoriale e migliorare l’offerta formativa.