Aggiornamento graduatorie di istituto: Ministro, non ci sono motivi per non farlo. Lettera

Inviata da Iacopo Sbrolli – L’emergenza sanitaria continua a imperversare sul nostro Paese. Nonostante i timidi cenni di miglioramento registrati nell’ultima settimana sarebbe ingenuo illudersi che la tragica situazione possa aggiustarsi nel giro di qualche settimana.
Per questo motivo, giustamente, la didattica a distanza e l’assiduo contatto tra docenti e famiglie divengono un servizio essenziale. Ma è tutto regolare? Ciò che chiede il Ministro è congruo oppure non lo è?
Per quanto riguarda la valutazione a distanza essa è possibile, dato che all’articolo 79 del regio decreto n°653 del 1925 si afferma quanto segue: «I voti si assegnano, su proposta dei singoli professori, in base ad un giudizio brevemente motivato desunto da un congruo numero di interrogazioni e di esercizi scritti, grafici o pratici fatti in casa o a scuola, corretti e classificati durante il trimestre o durante l’ultimo periodo delle lezioni». Lo scrutinio finale può dunque essere svolto sulla base di elaborati svolti a casa, stante la normativa vigente.
È tuttavia chiaro che l’attuazione della didattica a distanza costituisce un notevole peso per le famiglie. Secondo il comunicato stampa ISTAT “Spazi in casa e disponibilità di computer per bambini e ragazzi” il 14,3% delle famiglie con almeno un minore non dispone né di PC né di tablet a casa, strumenti essenziali per svolgere con profitto questo tipo di attività. L’acquisto di tali strumentazioni informatiche non può attestarsi al di sotto dei 100€, ed essendo la popolazione studentesca costituita da circa 7.700.000 ragazzi sarebbe strettamente necessario un supporto economico di circa 100.000.000€ da parte del MIUR, mentre il contributo sancito dal D.L. del 17 marzo 2020 ammonta a soli 70.000.000€.
Anche i docenti hanno delle notevoli difficoltà ad adattarsi alla situazione. Secondo l’ANIEF il 58% dei docenti ha più di 50 anni e per ragioni anagrafiche una buona percentuale di questi avranno sicuramente una certa difficoltà ad adattarsi all’utilizzo di nuove piattaforme telematiche. Nonostante ciò, giustamente, il personale docente è tenuto a svolgere l’attività didattica nella modalità a distanza secondo l’articolo 2, comma 3, del decreto legge n.22 dell’8 aprile 2020, dato che i ragazzi e le loro famiglie hanno bisogno più che mai di un supporto alla didattica, la cui assenza potrebbe rivelarsi catastrofica per lo sviluppo sociale e intellettuale delle generazioni più giovani.
Tuttavia, c’è un enorme problema. Il Ministro ha deciso di varare il suddetto decreto legge senza un confronto con le parti sociali. All’indomani della pubblicazione del D.L., la CGIL scuola lamentava che “ancora una volta, la Ministra dell’Istruzione ha scelto la strada del non confronto, assumendo unilateralmente decisioni che riguardano milioni di studenti, di famiglie, di lavoratori”. È chiaro che un mancato confronto produce delle storture. Ma di che storture si tratta?
Io, che sono un docente ventisettenne di matematica e fisica che lavora da tre anni con MAD, non posso che essere esterrefatto dal mancato aggiornamento delle graduatorie di istituto. Infatti, non ci sono motivi concreti che ostacolino questo aggiornamento. In un’intervista a Orizzonte Scuola, Azzolina afferma: « Avremmo allora potuto far lavorare le scuole per aggiornare le graduatorie d’istituto in modalità ‘tradizionale’, non potendo provincializzarle e digitalizzarle. Ma questo avrebbe significato scaricare il peso dell’operazione sulle segreterie, anche qui, in piena pandemia.». Orbene, scopriamo che nonostante i docenti siano obbligati a prestare servizio senza che le parti sociali abbiano potuto avere un confronto in merito, le segreterie non sono tenute a fare assolutamente nulla.
Nonostante io sottoscritto negli ultimi 3 anni abbia effettuato una pubblicazione su una rivista scientifica che ha contribuito a un grosso progetto dell’Agenzia Spaziale Europea, nonostante abbia ottenuto una certificazione linguistica (il CPE) e abbia progettato di ottenerne altre 4 entro giugno 2020 in vista dell’aggiornamento delle graduatorie, nonostante abbia ottenuto i 24 CFU richiesti per entrare finalmente in terza fascia, nonostante abbia rifiutato più di un’offerta di lavoro (anche all’estero) per avere la possibilità di rimanere a scuola e fare un lavoro gratificante nel settore che preferisco (il pubblico) e nonostante abbia passato ben 3 anni ad aspettare (mi sono laureato tre mesi dopo l’aggiornamento delle graduatorie nel 2017) ancora non ho la possibilità di vedere riconosciuti i miei titoli. Non parlo di concorsi: per entrare di ruolo è assolutamente necessario effettuare una prova selettiva, a mio parere (e secondo l’articolo 97 della Costituzione). Voglio semplicemente avere il punteggio che mi spetta nella graduatoria di terza fascia dopo aver aspettato tanto tempo e aver sacrificato tante opportunità. E non ammetto che ciò non venga fatto perché si ritiene che i segretari non debbano lavorare.