Affinati: “La scuola non deve umiliare gli studenti. Servono maestri autorevoli e amici affettuosi anche con i più fragili”
Sulla polemica che ha investito il ministro dell’Istruzione e del Merito interviene lo scrittore Eraldo Affinati in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano: “L’ultima cosa che dovrebbe fare una scuola è umiliare gli studenti. Serve essere come don Lorenzo Milani ci ha insegnato: maestri autorevoli e amici affettuosi anche con i più fragili”.
E ancora: “La penso esattamente in maniera opposta al ministro. I grandi educatori del passato, da Maria Montessori ad Alberto Manzi a Mario Lodi a don Milani, ci hanno insegnato che il riscatto, la redenzione non arrivano mai attraverso l’umiliazione. Questo non significa essere buonisti, come spesso veniamo additati. Pensa al priore di Barbiana: era severissimo con i suoi ragazzi, intransigente ma affettuoso. I più fragili non vanno mai umiliati, mai messi con le spalle al muro ma responsabilizzati. La scuola non è un tribunale”.
Poi aggiunge: “Oggi lavoriamo senza avere più il sostegno delle famiglie e di altri soggetti ma questa situazione ci mette nella condizione di avere una maggiore responsabilità. Il rispetto te lo devi conquistare non lo puoi pretendere a scatola chiusa. Nel momento in cui fai bene il tuo lavoro i ragazzi e le famiglie ti rispettano”.
Sui lavori socialmente utili: “Se sono intesi come un elemento punitivo non servono a nulla. Non si deve spostare l’attenzione dall’aspetto educativo a quello giuridico. La scuola non è un carcere minorile. E poi non si può parlare per slogan. Che significano i lavori socialmente utili? Quando si parla di educazione non si può ragionare per categorie. Bisogna capire in che contesto agisci, in che scuola sei, in che territorio vivi, qual è la storia di quel ragazzo…”