Adolescence divide gli esperti, spettacolarizzazione o riflessione? Novara: “Imbarazzante”, Crepet: “Non la vedrò”

La miniserie britannica Adolescence, approdata su Netflix il 13 marzo, sta attirando l’attenzione del pubblico e suscitando dibattiti accesi tra esperti e critici.
Composta da quattro episodi, la serie si presenta come un thriller psicologico che esplora il complesso mondo degli adolescenti attraverso il filtro degli adulti. Al centro della trama, un caso di omicidio che coinvolge un tredicenne inglese, Jamie Miller, accusato della morte della compagna di classe Katie Leonard. Ambientata in una cittadina inglese, la serie non si limita a raccontare il crimine, ma analizza le conseguenze emotive e sociali che questo evento scatena nella comunità scolastica e nella famiglia del protagonista.
Adolescenza e temi delicati: tra bullismo e isolamento sociale
Adolescence affronta temi di grande attualità, come il bullismo, l’isolamento sociale, il difficile rapporto tra adolescenti e adulti e l’influenza dei social media. La narrazione si addentra anche in argomenti più controversi, offrendo uno spaccato delle dinamiche psicologiche e sociali che possono influenzare i giovani. La scuola, intesa sia come istituzione che come comunità, gioca un ruolo centrale nella storia, evidenziando le sfide educative e relazionali che emergono in situazioni di disagio adolescenziale.
La serie, pur essendo un prodotto di intrattenimento, si propone come spunto di riflessione per genitori e insegnanti, sottolineando l’importanza di riconoscere i segnali di malessere nei ragazzi e di sviluppare strumenti educativi per prevenire fenomeni come il bullismo e l’adesione a ideologie pericolose. Tuttavia, non mancano le critiche: secondo alcuni esperti, la rappresentazione di situazioni estreme rischia di distorcere la comprensione del mondo adolescenziale.
Le critiche degli esperti: spettacolarizzazione o riflessione?
La serie ha diviso l’opinione pubblica e gli esperti. Il pedagogista Daniele Novara, intervistato dal Corriere della Sera, ha espresso perplessità sulla scelta di raccontare l’adolescenza attraverso episodi di violenza estrema: “Trovo sempre molto imbarazzante che ci sia chi crea storie sugli adolescenti che necessariamente contengano violenza, se non omicidi. […] Lo spettacolo non deve prevalere sulla comprensione del mondo adolescenziale”. Anche lo psichiatra Paolo Crepet ha criticato duramente la serie, dichiarando di non volerla guardare per non sostenere piattaforme che, a suo avviso, contribuiscono al “degrado sociale”. Crepet ha inoltre sottolineato come il successo di una narrazione basata su un omicidio adolescenziale dovrebbe suscitare sgomento, piuttosto che intrattenimento.
Nonostante le critiche, Adolescence ha generato un ampio dibattito, dimostrando la sua capacità di affrontare temi complessi e di stimolare una riflessione collettiva. La serie si rivolge a un pubblico adulto, invitandolo a interrogarsi sulle sfide educative e sociali del nostro tempo, ma resta da chiedersi se il suo approccio sia davvero efficace o se rischi di cadere nella trappola della spettacolarizzazione.