Adolescence, Alberto Pellai invita a guardare la serie in famiglia come strumento di confronto: “Serve un patto educativo tra scuola, genitori e istituzioni”

WhatsApp
Telegram

“Mi dispiace, ragazzo. Avrei potuto fare di meglio”. Con questa frase, il padre di Jamie chiude la serie “Adolescence”, producendo un effetto dirompente nello spettatore.

La storia del tredicenne accusato di omicidio diventa il simbolo di una genitorialità smarrita, incapace di guidare i figli in un mondo sempre più complesso. Alberto Pellai, psicoterapeuta e autore, analizza la serie su Famiglia Cristiana, sottolineando come il padre di Jamie rappresenti una generazione di adulti confusi, che ripropongono ai figli le proprie ferite irrisolte. “Adolescence” non racconta solo un crimine, ma il fallimento di un sistema educativo che non sa più come accompagnare la crescita.

Figli fragili e adulti senza bussole: il paradosso dell’adolescenza oggi

I ragazzi di oggi, osserva Pellai, sono affamati di validazione, spesso cercata nei like dei social, mentre gli adulti navigano a vista, privi di modelli educativi chiari. Jamie, che la notte prima dell’arresto dorme con un orsacchiotto, incarna la contraddizione di un’adolescenza troppo precoce eppure infantile. “Siamo di fronte a figli che compiono gesti da adulti pur restando emotivamente bambini”, spiega Pellai. Il vero dramma, però, non è solo la solitudine dei ragazzi, ma l’incapacità degli adulti di fare squadra. La società, invece di allearsi, diventa un campo di battaglia dove ognuno è lasciato solo con le proprie fragilità.

“Dove ci siamo persi?” La serie che costringe a riflettere

“Adolescence” non offre soluzioni, ma obbliga a porsi domande scomode. Quella del padre di Jamie è una resa dolorosa, che però contiene una verità universale: “Ho perso di vista mio figlio”. Pellai invita a guardare la serie in famiglia, come strumento di confronto. “Serve un patto educativo tra scuola, genitori e istituzioni”, afferma. Perché se c’è una lezione che “Adolescence” lascia, è che ricucire il legame tra generazioni non è più rimandabile. Il rischio, altrimenti, è che altri Jamie finiscano per perdersi nel vuoto.

Il dibattito sul vuoto educativo e il ruolo degli adulti

La serie sta generando un acceso dibattito tra esperti e pubblico sul tema della crisi educativa e del ruolo degli adulti. Come riportato, il dibattito vede posizioni diverse. Secondo Matteo Lancini, psicoterapeuta, ciò che colpisce maggiormente è “il vuoto lasciato dagli adulti” nella crescita dei ragazzi. La serie evidenzia come molti genitori ed educatori si siano ritirati dal loro ruolo guida, lasciando i giovani senza punti di riferimento solidi. Enrico Galiano, altro esperto interpellato, ammette: “Non ho ancora capito cosa ne penso, ma che botta!”, sottolineando l’impatto emotivo potente della serie e la difficoltà di elaborare una risposta univoca a temi così complessi.

Perché Adolescence fa discutere?

La forza della serie sta nel suo non offrire risposte facili, ma nel porre domande scomode:

  • Dove sono finiti gli adulti? La narrazione mostra genitori assenti, insegnanti in difficoltà e istituzioni lontane.
  • Come ridare autorevolezza all’educazione? Il protagonista, Jamie, è un adolescente abbandonato a se stesso, simbolo di una generazione in cerca di confini.
  • Può la scuola essere ancora un faro? O deve ripensarsi in un mondo dove i social media competono con la formazione tradizionale?

Un’occasione per riaprire il dialogo

Al di là delle polemiche, “Adolescence” rappresenta un’opportunità per riportare l’attenzione sul patto educativo. Se da un lato denuncia le mancanze degli adulti, dall’altro invita a un confronto urgente tra scuola, famiglia e società. Come suggerisce Lancini, servono nuovi modelli di riferimento, mentre Galiano invita a non sottovalutare l’effetto dirompente della serie: “Fa male, ma è uno schiaffo necessario”.

Leggi anche

Adolescence, continua il dibattito. Lancini: “Ciò che colpisce è il vuoto lasciato dagli adulti”. Galiano: “Non ho ancora capito cosa ne penso, ma che botta”

Adolescence divide gli esperti, spettacolarizzazione o riflessione? Novara: “Imbarazzante”, Crepet: “Non la vedrò”

WhatsApp
Telegram

Concorso DSGA. Preparati alla prova orale con determinazione. Lezioni in sincrono con Eurosofia