Accoglienza di studenti ucraini in corso di Anno Scolastico: un progetto per superare le difficoltà iniziali

I bambini e i giovani ucraini, in questi giorni, hanno già raggiunto alcune scuole italiane e nei prossimi giorni lo faranno sempre più numerosi.
La guerra in Ucraina è iniziata il 24 febbraio e l’esodo degli sfollati verso l’Italia, come per altri stati europei, è stato quasi immediato. Cosa fare e come comportarsi? Il ministero dell’Istruzione ha assicurato che avranno un posto nelle scuole italiane, con tutti i diritti che la legge internazionale e italiana garantisce ai minori in tale angosciante situazione. La nota ministeriale n. 381 del 4 marzo 2022, ha ribadito la necessità che le nostre scuole assicurino ai minori stranieri l’adempimento dell’obbligo formativo attraverso un sistema di tutele e garanzie in materia di diritto all’istruzione per tutti, di diritto d’accesso ai nostri servizi educativi nazionali ma anche e principalmente (perché anche a questo dovremmo dedicare la nostra azione formativa) una partecipazione attiva alla vita delle comunità scolastiche, in primis, e territoriale, in ultima istanza.
L’inclusione scolastica, oltre la nota
I bambini e i giovani provenienti dall’Ucraina saranno inclusi nel sistema educativo immediatamente. E per accelerare l’integrazione dei bambini e dei giovani beneficiari o richiedenti protezione internazionale, devono essere definite misure straordinarie per la loro accoglienza nelle scuole con l’accesso al sostegno sociale scolastico, senza se e senza ma, principalmente senza burocratese. Serve oltre alla nota, un vero e proprio vademecum. Serve una nota organizzativa che dica, nello specifico, cosa fare e le modalità per operare un’accoglienza che sia didattica-educativa, in primis, ma anche effettiva con percorsi di supporto non solo psicologico, ma anche linguistico che dovrebbero assicurare i mediatori linguistici degli enti locali (non sempre ci sono e non sempre parlano Ucraino) e non solo loro, per la verità.
Procedure semplificate ma anche indicazioni chiare da seguire
La nota ministeriale n. 381 del 4 marzo 2022 ha, in qualche modo, sollecito i dirigenti scolastici a porre in essere con immediatezza e con proficua competenza ogni modalità didattico-educativa-formativa per garantire l’integrazione scolastica delle studentesse e degli studenti che fuggono dalla drammatica guerra. La nota ha posto in primo piano il tema dei bisogni e delle fragilità di chi è stato costretto dalla guerra (senza un particolare avviso e, principalmente, senza il tempo per progettare la fuga o un allontanamento sereno) a lasciare le città (con tutto quello che il luogo dove abitiamo rappresenti), a lasciare principalmente i familiari (molti dei quali impegnati nella guerra), a lasciare la propria abitazione (quel focolare domestico che, davvero in molti, non troveranno più, distrutto dalle bombe che non stanno risparmiando nulla) affidandosi ad un destino incognito, buio, certamente di sofferenza psicologica e fisica (vuoi anche per le atrocità che portano dentro gli occhi e nei cuori, per i tanti cari già morti, per le privazioni che caratterizzeranno la loro vita, se non ci impegniamo sufficientemente per non permettere che le guerre tornino in Europa e per sperare che cessino nel mondo).
Cosa fare nelle scuole
La nota ministeriale n. 381 del 4 marzo 2022 ha richiama l’attenzione su:
- frequenza in istituti vicino ai luoghi di accoglienza;
- la rete di relazioni umane ma anche sociali in grado di assicurare stabili rapporti tra profughi, tra familiari, tra profughi e amici e parenti già presenti (anche di nazionalità italiana) in Italia;
- conservare intatti i piccoli gruppi di provenienza, i nuclei familiari, le comunità territoriale o geografica.
Procedure semplificate
Dovrebbero essere utilizzate “procedure semplificate” per il riconoscimento dei titoli di studio stranieri (se ne hanno portato alcuno con loro) e per inserire gli alunni in un determinato anno di scolarizzazione come prevedono la maggior parte di protocolli già in uso nelle nostre scuole. I protocolli utilizzati per gli alunni stranieri (accompagnati e non accompagnati) e per gli alunni stranieri adottati (in uso, con grandi risultati, in alcune scuole italiane). Questi alunni dovrebbero iniziare questo percorso d’inclusione avendo la certezza di trovarsi in una “scuola accogliente”, in grado di far suo e porre al servizio della comunità un modello di “progressiva inclusione nel sistema educativo”, al di là della lingua e al di là delle conoscenze a cui sembrano attaccati irreducibilmente alcuni docenti. Inoltre, le scuole potrebbero assicurare che questi alunni ricevano degli “extra” affettivi, inclusivi, linguistici per ritornare ad imparare ad aver fiducia negli altri, nelle comunità, nel mondo e per ritornare a sperare.
Serve un’équipe multidisciplinare
Oltre la scuola e per il suo tramite, servirebbe un monitoraggio da parte di un’équipe multidisciplinare composta non solo da docenti attenti e da tecnici specializzati, ma anche di psicologi, assistenti sociali, mediatori culturali, interpreti, operatori di pace.
Normativa di riferimento
- Legge n. 176/1991, Ratifica ed esecuzione della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989
- D. Lgs. n. 286/1998, Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero (in modo particolare il famoso articolo 38)
- “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri” del MIUR (emanate nel febbraio 2014)
- D. Lgs. n. 142/2015, Norme relative all’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale (in modo significativo l’articolo 21)
- Legge n. 47/2017, “Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati” (in modo specifico l’articolo 14)
- “Linee guida per il diritto allo studio delle alunne e degli alunni fuori dalla famiglia di origine” emanate dal MIUR e dal Garante per l’Infanzia (del dicembre 2017)
- “Vademecum operativo per la presa in carico e l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati” del Ministero dell’interno (emanate nel marzo 2021).
Il progetto accoglienza
Il Progetto accoglienza che vi presentiamo (nonostante non sia recentissimo) come si legge nella premessa dello stesso, “nasce per rispondere alle esigenze formative poste dal nostro territorio, per affrontare in modo efficace le problematiche culturali ed organizzative rappresentate da (…) un progressivo aumento delle iscrizioni nelle nostre scuole di alunni stranieri. Il concetto di integrazione investe uno spazio più ampio rispetto al concetto di accettazione dello straniero e al relativo inserimento in classe”. Il progetto è frutto del lavoro e dell’impegno di un eccellente collegio dei docenti dell’Istituto Statale Istruzione Secondaria Superiore “E. Amaldi” – Indirizzo Liceo delle Scienze Umane di Santa Maria C.V. diretto, quest’anno, brillantemente dal Dirigente Scolastico Prof.ssa Rosaria Bernabei. Si legge nel documento “L’integrazione nella nostra scuola passa attraverso la consapevolezza che incontro e scambio favoriscono il processo di continua elaborazione da cui la cultura prende vita. Il nostro progetto tenta di soddisfare l’esigenza contemporanea di promuovere la conoscenza di elementi culturali diversi, in modo da sviluppare l’approccio interculturale verso l’altro. La scuola si configura quindi come luogo di confronto e scambio culturale ma anche sede di acquisizione di strumenti idonei per conseguire un buon livello di integrazione per il futuro cittadino di domani. Lavorando in questa direzione risulta evidente la necessità di operare anche per il superamento dello svantaggio linguistico che si configura come ostacolo ed elemento di divisione. Il lavoro ha come oggetto la progettazione, la condivisione e la realizzazione di attività riguardanti l’accoglienza e l’integrazione di alunni stranieri, l’attivazione di percorsi di acquisizione del codice linguistico o di potenziamento di conoscenza della lingua italiana, la promozione dell’apprendimento della lingua italiana come strumento per gli altri apprendimenti. La visione dell’interculturalità, riconoscendo la persona come unica, ne identifica come unici i modi di essere, gli attributi personali, sociali e culturali, ne riconosce problematicità e potenzialità, promuovendo quindi la messa in gioco di tali diversità non solo per favorire la convivenza di individui appartenenti a mondi linguistici, religiosi e etnico-culturali, ma anche per rendere feconda la ricchezza relazionale insita nell’incontro di tali multiformità”.
Progetto_Accoglienza_alunni_stranieri