Abolizione settimana corta, Bussetti ha 30 giorni per rispondere

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Nel mese di luglio 2018, abbiamo informato sulla petizione relativa all’abolizione della settimana corta.

Settimana corta a scuola, lanciata petizione per abolirla

I motivi della petizione

Il promotore della petizione, prof. Pasquale Violante, sostiene che la settimana corta sia dannosa per l’apprendimento, vista la concentrazione del monte ore settimanale in 5 giorni, e in alcuni casi non consente alle scuole di arrivare ai 200 giorni di lezione previsti.

Cita a tal proposito i ricorsi vinti al Tar da parte di chi si opponeva ai cinque giorni, invece che sei, perché  consente di svolgere solo 169 giorni di lezione e non i 200 stabiliti dalla legge. Violante riporta la parte del testo di legge: “la determinazione delle date di inizio e di conclusione delle lezioni ed il calendario delle festività devono essere tali da consentire, lo svolgimento di almeno 200 giorni di effettive lezioni (art. 74 d.lgs. 16 aprile 1994 n. 297)”.

Non si può neanche invocare il principio dell’autonomia scolastica, perché – fa notare il Professore – “L’autonomia organizzativa […] si esplica […] fermi restando i giorni di attività didattica annuale previsti a livello nazionale”, (art. 21, comma 8 della L. 15 marzo 1997 n. 59).

Il ricorso

Il professore Violante ci ha informati di aver inviato un messaggio PEC all’Ufficio di Gabinetto e all’Ufficio Legislativo del MIUR, chiedendo ufficialmente al Ministro di intervenire per consentire che dal prossimo anno scolastico gli studenti possano tornare a scuola il sabato.

Il ministro dovrà rispondere entro 30 giorni, come prescrive l’art. 16 della legge 86/90. 

Il testo inviato al Ministro: Ricorso contro la settimana corta MIUR

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