Abbandono scolastico: trend in calo (diminuirà dello 0,3% entro il 2027), ma persistono divari di genere e territoriali. Cosa dice il DEF
Il Documento di Economia e Finanza 2024, presentato dal Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, pone l’accento sul benessere equo e sostenibile, dedicando un allegato specifico agli “indicatori di benessere equo e sostenibile”.
Tra questi, spicca l’indicatore “uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione” (UPIF), cruciale per il dominio ‘Istruzione e formazione’.
La scelta di monitorare l’UPIF si basa sulla convinzione che ridurre l’abbandono scolastico sia fondamentale per innalzare il livello di competenze della popolazione, contrastare l’esclusione sociale e promuovere la crescita economica. Un alto tasso di UPIF, infatti, può avere ripercussioni negative su occupazione, produttività e competitività del Paese, influenzando negativamente anche il reddito futuro degli individui.
Trend in calo, ma con differenze di genere e territoriali
I dati mostrano un trend positivo: nel 2023 l’UPIF si mantiene in calo, registrando una riduzione dell’1% rispetto all’anno precedente. La diminuzione è osservabile in entrambi i generi, seppur più marcata per le donne (-1,5% rispetto allo 0,5% degli uomini). Il divario di genere, però, rimane significativo, attestandosi a 5,5 punti percentuali a sfavore dei maschi.
Analizzando il periodo 2018-2023, si nota una parziale attenuazione dei divari territoriali, ma un aumento di quelli di genere. Tutte le ripartizioni hanno registrato un miglioramento, in particolare il Mezzogiorno e le donne. Nonostante ciò, il Sud Italia presenta ancora i valori di UPIF più elevati, sebbene in diminuzione. Il divario di genere è in crescita in tutte le aree, con un’impennata al Nord e al Centro.
Previsioni ottimistiche per il futuro
Il modello previsionale MEF-DT prevede un’ulteriore diminuzione dell’UPIF nel periodo 2024-2027 (-0,3% rispetto al 2023), grazie all’aumento del reddito disponibile pro capite. Tuttavia, la dinamica annuale potrebbe essere influenzata da fattori come la disoccupazione giovanile e la composizione settoriale del mercato del lavoro.
Nel 2024, un mercato del lavoro più favorevole potrebbe spingere alcuni giovani ad abbandonare gli studi, con un conseguente aumento dell’UPIF (+0,2%). Negli anni successivi, invece, la stabilizzazione del tasso di disoccupazione giovanile e l’inversione di tendenza nella quota di occupati in settori a bassa qualificazione dovrebbero contribuire a una diminuzione dell’UPIF (-0,2% nel 2025 e 2026, -0,1% nel 2027).