A065: l’insegnamento della Fotografia escluso dalla riforma

Di Lalla
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Il comitato dei docenti A065 – La fotografia, mezzo comunicativo per eccellenza dell’era moderna, vive in Italia i giorni più drammatici nelle fosche aspettative del suo futuro ambito scolastico.

Il comitato dei docenti A065 – La fotografia, mezzo comunicativo per eccellenza dell’era moderna, vive in Italia i giorni più drammatici nelle fosche aspettative del suo futuro ambito scolastico.

 Mentre in altri Paesi esistono università e scuole di alto profilo dedicate a questo importantissimo settore, in Italia una miope gestione dell’ultima riforma scolastica sta decretando un definitivo annientamento programmato di quelle poche realtà che erano presenti nel panorama della scuola pubblica: l’esempio eclatante è rappresentato dalla disciplina denominata "Tecnica fotografica" (A065).

Il mondo parla per immagini: qualcuno al Miur lo sa? Le statistiche informano che, nel 2011, sono state scattate nel mondo oltre 375 miliardi di fotografie, tra argentico e digitale.

Parliamo del medium più potente e numericamente diffuso della storia.

Questo aspetto, tuttavia, dev’essere sfuggito a quei burocrati del Miur che, invece di rafforzare grandemente la formazione tecnica e culturale di questo settore e dedicargli finalmente lo spazio degno ed inequivocabile che l’attualità reclama, ne sta viceversa realizzando l’inevitabile fine.

Il precedente e vetusto ordinamento scolastico aveva sì dimostrato idee confuse, creando inspiegabili e parallele geminazioni di classi di concorso sul tema. Però, almeno, la tecnica fotografica possedeva un campo di esistenza ed un ambito di dignità.

Attualmente, invece, con molteplici, sequenziali e peggiorative correzioni, questo settore si avvia ad un annientamento maldestramente programmato.

La nuova previsione disciplinare che fungerà da calderone recipiente delle classi di concorso decadute in disgrazia, tra cui la A065, si fregerà di una nuova ed altisonante denominazione, degna dei migliori titoli filmici della nostrana Wertmüller.

È stato così dapprima cancellato qualsiasi riferimento specifico che attenesse alla fotografia fino a snaturarne progressivamente pure i contenuti.

Il comitato A065

Il comitato A065, riunisce molti docenti laureati e specializzati nell’insegnamento e nella professione della fotografia: ne conoscono in maniera mirata gli aspetti legati alla creazione e alla divulgazione del sapere storico, tecnico, artistico e giuridico.

Hanno seguito un percorso formativo (quali ad esempio, concorsi ordinari, corsi abilitanti, ssis), che rende unica la loro competenza. Si aggiunga, poi, che molti di essi investono somme di denaro nella formazione ed aggiornamento continui, nelle attrezzature specifiche e nella ricerca personale. Operano sul campo. Sanno di cosa parlano!

Tale comitato rappresenta gli interessi generali della sopravvivenza della cultura dell’immagine all’interno della scuola; attraverso i suoi rappresentanti, ha più volte scritto ai responsabili che al Ministero si occupavano della riforma dell’istruzione secondaria; ha chiesto con argomentazioni fondate che la A065 divenisse materia di insegnamento presente anche nei licei artistici: quale sede migliore per una forma d’arte visiva così potente, attuale ed efficace? Ha inoltre sollecitato incontri affinché le esperienze specifiche maturate dai docenti nel settore potessero essere messe a frutto e valorizzate; ha insistentemente elemosinato chiarimenti ogni volta che dubbi ed incertezze venivano alla luce nel percorso di gestazione.

Non c’è stata alcuna risposta, neppure quella dovuta per una elementare regola di buona educazione. Silenzio.

Alla luce dei recenti inviluppi, tali comportamenti reticenti darebbero adito al sospetto di trovarsi di fronte a burocrati supponenti, individualisti e poco proni al dialogo; tutte caratteristiche queste, che se fossero confermate, dimostrerebbero profili diametralmente opposti a quelli richiesti, invece, a coloro che operano nel mondo della formazione ed educazione scolastica, sin dalle gerarchie progettuali, Miur in testa, quindi.
Non c’è solo amarezza; piuttosto, forte preoccupazione.

Così, la macchina riformatrice procede nella sua opera unilaterale e talvolta sfocata di accorpamenti e confluenze, di pianificazione di nuove classi di concorso e di ricerca di nomi fantasiosi da attribuire alle medesime; al tempo stesso riserva alla fotografia pura, intesa come esperienza didattica, una inevitabile fine.

Dieci fotografi di fama nazionale ed internazionale.

Al Miur, forse, non si sono mai chiesti perché la stragrande maggioranza degli italiani non conosca neppure dieci nomi di fotografi di fama nazionale o internazionale.

Anziché ampliare la presenza sul territorio dell’offerta formativa e culturale della fotografia, essi l’hanno ridotta fino ad annientarla.

Se tutti noi abbiamo imparato a conoscere i pittori, gli scultori, i poeti, solo per citare alcune categorie, il merito è stato prevalentemente della scuola e della sua opera formativa. Ciò che si insegna in queste "*pubbliche riserve indiane", diviene patrimonio culturale di una nazione. Ciò che ne viene escluso, si trasforma mostruosamente in pericoloso mezzo in mani inconsapevoli.

Chi si preoccuperà nel prossimo futuro di educare pubblicamente i giovani all’uso responsabile, edotto, potentissimo della fotografia, persino nel rispetto della tutela del diritto?

http://a065veneto.blogspot.com/

 

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