A Trento è protesta dalle maestre: no alla scuola a luglio, non facciamo babysitteraggio. Una docente: “La scuola non può colmare gli sbagli nelle politiche sociali”

Insegnanti e bambini rimangono inseparabili nonostante l’aria di tensione. Lunedì 2 luglio, i grembiulini degli studenti hanno sventolato davanti al palazzo della Provincia, una dichiarazione simbolica contro la trasformazione dell’ultimo mese di scuola in un periodo di “babysitteraggio”.
Questo gesto rafforza la battaglia portata avanti da insegnanti e dalla organizzazione Onda, nonché sostenuta da oltre 8.000 firmatari di una petizione.
L’opposizione all’estensione del calendario scolastico, voluta dall’assessore Mirko Bisesti, viene sottolineata dalla protesta pacifica delle maestre. Come afferma Michela Lupi, un’insegnante partecipante, la scuola non dovrebbe colmare le mancanze delle politiche sociali ma mantenere la sua missione educativa.
Al centro della protesta, avviata il 3 luglio, vi sono vari problemi, tra cui il calo della frequenza e una carenza significativa di personale. La Provincia ha dovuto concedere deroghe per l’assunzione di insegnanti non qualificati, sottolineando i gravi problemi che affliggono l’istruzione infantile.
Filippo Degasperi, consigliere provinciale di Onda, critica la Provincia per aver trascurato gli aspetti educativi. Per Degasperi, l’assessore Bisesti risponde alle necessità di comodità piuttosto che all’istruzione di qualità, trasformando la scuola in un servizio di conciliazione piuttosto che un luogo di apprendimento.
Degasperi preannuncia ulteriori iniziative di protesta, come il digiuno intermittente. Nonostante le obiezioni, Bisesti difende il prolungamento del calendario scolastico, sottolineando l’aumento dei finanziamenti e le nuove sfide sociali. Il dibattito continua, con le voci degli insegnanti che risuonano contro le decisioni della Provincia.