A Milano nasce la prima scuola media DADA. Una docente: “Anche i corridoi, i gradini e le pareti avranno valenza didattica. Abbiamo studiato i metodi finlandesi e islandesi”
Milano si prepara ad accogliere un’innovazione significativa nel panorama educativo: la nascita della prima scuola media “Dada”. Questo esperimento pedagogico, che prenderà il via da settembre del prossimo anno, segna una svolta nel metodo di insegnamento, con l’introduzione del concetto “Didattiche per ambienti di apprendimento” (Dada).
La preside, contattata da Il Giorno, ha annunciato l’ingresso dell’istituto nella rete nazionale delle scuole Dada, sottolineando un radicale cambiamento: gli alunni non saranno più passivi riceventi della conoscenza impartita dai docenti, ma attori principali nel proprio percorso educativo, muovendosi attivamente negli spazi scolastici. Questo approccio mira a educare all’autonomia, al cambiamento e alla responsabilità.
La sperimentazione si basa sui progetti già avviati dalla scuola, tra cui il Pcto con le scuole superiori milanesi e l’Erasmus per insegnanti e personale scolastico. Queste iniziative, arricchite dall’esperienza dei metodi educativi finlandesi e irlandesi, hanno portato alla sintesi del modello Dada, fondato da Lidia Cangemi e Ottavio Fattorini nel 2015.
La vicepreside dell’istituto scolastico evidenzia il ruolo cruciale degli spazi nella didattica. Aule tematiche, corridoi, gradini e pareti diventano elementi attivi nell’apprendimento. La scuola media, punto di partenza di questa rivoluzione educativa, si trasformerà in un ambiente dinamico e stimolante, con l’obiettivo di estendere il metodo a tutto l’istituto comprensivo entro l’anno scolastico 2025-26.
Un’altra docente coordina il gruppo di lavoro per la preparazione della sperimentazione, che include anche la progettazione degli spazi. La collaborazione con architetti e professionisti di alto livello nel corpo docente è un valore aggiunto in questo processo. La scuola si impegna a supportare un apprendimento immersivo per gli studenti, con l’intento di rendere l’istruzione più aperta e coinvolgere attivamente le famiglie e il territorio.