A Firenze la “scuola in ospedale” per bambini dai 3 ai 6 anni

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Per la prima volta, anche i piccoli pazienti della scuola dell’infanzia all’Ospedale Meyer hanno sentito la campanella di inizio anno. Grazie all’iniziativa guidata dalla maestra Antonella Bartoli – come racconta Fanpage – i bambini dai 3 ai 6 anni possono ora seguire le lezioni all’interno della struttura ospedaliera, dove la scuola non è più vincolata a un edificio, ma diventa un luogo simbolico, presente “ovunque ci siano un bambino e la sua maestra”.

In precedenza, solo i bambini delle scuole elementari potevano beneficiare di un supporto scolastico durante il ricovero al Meyer, grazie all’Istituto Comprensivo Poliziano. Quest’anno, con un progetto pilota sostenuto dalla maestra Bartoli e approvato dopo varie proposte al Ministero dell’Istruzione, anche i bambini della scuola dell’infanzia hanno accesso a un’educazione continua.

Secondo la maestra Bartoli, la scuola dell’infanzia riveste un ruolo centrale nel promuovere il benessere psicofisico dei bambini. L’obiettivo rimane invariato anche per i piccoli pazienti ospedalizzati, che, nonostante la malattia, hanno diritto a una crescita armonica. La scuola in ospedale diventa quindi uno spazio inclusivo in cui educatori e bambini affrontano insieme le difficoltà e trovano sostegno reciproco in un contesto delicato.

L’esperienza di un bambino in ospedale è diversa da quella dei suoi coetanei, e la malattia fa parte del quotidiano anche durante le lezioni. La maestra Bartoli spiega che, accanto al supporto educativo, i docenti offrono vicinanza e comprensione, sostenendo lo sviluppo delle capacità e dell’identità dei piccoli pazienti. Ogni attività è pensata per rispettare il contesto e la situazione dei bambini, pur mantenendo gli obiettivi educativi.

Le lezioni all’Ospedale Meyer si svolgono in spazi diversificati: dalla ludoteca alle camere dei bambini, fino al giardino quando il clima lo permette. Ogni ambiente diventa un’aula, adattandosi alle esigenze del bambino, grazie al sostegno del personale ospedaliero. Questo approccio conferma l’idea che la scuola è là dove c’è un bambino, indipendentemente dalla struttura fisica.

La scuola rappresenta un ponte tra l’esperienza ospedaliera e la vita esterna, offrendo ai bambini un contesto di normalità e interazione sociale. La possibilità di fare gruppo con altri coetanei è essenziale per il benessere dei piccoli pazienti, aiutandoli a sentirsi parte di una comunità e mantenendo la continuità con la loro vita fuori dall’ospedale.

Insegnare in ospedale è un’esperienza che arricchisce profondamente i docenti, sia a livello personale che professionale. La scuola dell’infanzia collabora strettamente con le famiglie, offrendo un supporto emotivo, culturale e relazionale per i genitori, che trovano nei docenti un sostegno in un momento delicato. Questo approccio inclusivo rappresenta una svolta nell’educazione scolastica ospedaliera.

Diversamente dalle scuole tradizionali, qui sono le famiglie ad accogliere gli insegnanti, che entrano con discrezione nelle vite e nelle storie dei piccoli pazienti. Questo modello di scuola ospedaliera rappresenta un cambiamento significativo nel mondo dell’educazione, portando la scuola oltre le mura tradizionali per adattarsi ai bisogni dei bambini in ospedale.

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