“A fare seriamente letteratura italiana contemporanea non ci si arriva a scuola”, le parole di Yasmina Pani: “Chi ha stabilito che dobbiamo studiare Tasso e non Zanzotto?”

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La linguista Yasmina Pani, attraverso il suo canale YouTube, denuncia la marginalizzazione della letteratura del Novecento e dei primi Duemila nelle scuole superiori.

Secondo Pani, la scuola continua a privilegiare lo studio del passato, trascurando la contemporaneità. Nonostante l’abolizione dei programmi ministeriali e l’introduzione delle “Indicazioni Nazionali”, poco è cambiato nella prassi didattica. La studiosa critica l’eccessiva autonomia lasciata ai docenti, definendola “pericolosa”, e sottolinea come la formazione degli insegnanti e l’idea stessa di cosa sia importante insegnare siano rimaste immutate. “A fare seriamente la letteratura contemporanea non ci si arriva”, tuona la Pani.

Il culto del passato e la rigidità del canone

La linguista individua nella tradizione culturale italiana, fortemente ancorata al passato, la radice del problema. “In Italia c’è il culto di autori come Dante, Petrarca e Leopardi”, afferma, sottolineando come questo fenomeno non abbia eguali in altre nazioni europee con una tradizione letteraria altrettanto importante. La Pani punta il dito contro la rigidità del canone letterario italiano, difficile da svecchiare e aggiornare. Pur riconoscendo l’inevitabile presenza del passato nel canone, la studiosa lamenta la sproporzione tra lo spazio dedicato agli autori classici e quello riservato alla letteratura del Novecento, secolo che definisce “il più prolifico della letteratura italiana”.

L’importanza della letteratura contemporanea

Yasmina Pani si interroga sulla validità delle scelte operate dalla scuola: “Chi ha stabilito che dobbiamo studiare Tasso e non Zanzotto?”, domanda provocatoriamente. La studiosa rivendica l’importanza della letteratura del Novecento, ricca di spunti di riflessione sul mondo contemporaneo e sulle sue problematiche: “Se voglio capire il mondo di oggi, ci saranno autori contemporanei che mi faciliteranno le cose”.

Pani conclude il suo intervento lanciando un appello ai docenti di italiano e di storia, invitandoli a rivedere le proprie scelte didattiche e a dare maggiore spazio alla letteratura e alla storia più recente, fondamentali per formare cittadini consapevoli e in grado di comprendere il presente.

Anche la storia al centro del dibattito

Non solo lo studio della letteratura italiana, ma anche della storia. Come già scritto, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha annunciato una svolta nell’insegnamento della Storia. L’obiettivo è dotare gli studenti degli strumenti critici necessari per affrontare le sfide del presente. “La Storia e la Geografia ci aiutano a capire da dove veniamo, chi siamo e dove vogliamo andare”, ha dichiarato Valditara, sottolineando il ruolo centrale di queste discipline nella formazione dei giovani.

Nuove linee guida per l’insegnamento della Storia

Per raggiungere questo obiettivo, il Ministro ha istituito una commissione di esperti con l’incarico di rivedere le Indicazioni Nazionali per le discipline umanistiche. Il gruppo di lavoro si è concentrato sull’aggiornamento di contenuti e obiettivi formativi, assicurando l’approfondimento dello studio delle civiltà classiche (greca e romana) e di momenti storici cruciali come il Risorgimento. La revisione punta a una maggiore coerenza e profondità nell’insegnamento, garantendo agli studenti una solida comprensione delle radici culturali italiane ed europee. Tra i temi che saranno oggetto di approfondimento: le radici della civiltà occidentale, il Risorgimento e l’Unità d’Italia, e la storia europea del secondo dopoguerra, spesso trattata in modo superficiale dagli attuali programmi scolastici.

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