A cosa serve studiare il latino a scuola? La linguista Yasmina Pani spiega perché il latino non è come le altre lingue

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La domanda sull’utilità del latino a scuola è “problematica”, afferma Yasmina Pani, divulgatrice e docente di linguistica e letteratura, intervenuta al podcast di Gazzetta filosofica.

Come si declina il concetto di utilità? A quale scopo? Il latino, spiega Pani, “non è che presenti qualche utilità immediatamente pratica o spendibile”, ma la sua utilità è “diluita nel tempo”.

Una lingua morta, un approccio diverso

Studiare il latino significa apprendere una lingua morta, principalmente attraverso testimonianze letterarie. “È un tipo di riflessione metalinguistica e linguistica molto specifico”, sottolinea Pani, “a cui noi abbiamo accesso sostanzialmente soltanto facendo latino e greco”. Un’esperienza formativa diversa dallo studio di una lingua viva, che si concentra sugli atti comunicativi.

Radici culturali e competenze

Il latino è la lingua da cui deriva l’italiano, e “l’italiano è la lingua che ha mantenuto di meglio tra tutte le lingue romanze […] le caratteristiche del latino”. Studiare il latino, quindi, permette di comprendere meglio il funzionamento dell’italiano, la sua sintassi, la formazione delle parole. Inoltre, la letteratura latina è “alla base della letteratura italiana […] europea”, e fornisce “coordinate culturali” fondamentali per capire la storia e il pensiero. “Il paragone non va affatto”, conclude Pani, riferendosi al confronto con le lingue vive, “perché sono proprio due tipi di competenze diverse”. Lo studio del latino è “riflessione sulla lingua”, mentre lo studio di una lingua viva è “imparare a parlarla”.

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