A Como è polemica sulla chiusura e l’accorpamento di otto scuole. Il sindaco: “I genitori sono dei pappemolli, sempre a lamentarsi per spostamenti di poche centinaia di metri”
La chiusura di otto scuole a Como ha acceso un’aspra polemica tra il sindaco Alessandro Rapinese e i genitori degli studenti. Durante la discussione di una mozione presentata da Svolta Civica per fermare le chiusure, bocciata dalla maggioranza, il sindaco ha definito le famiglie comasche “pappemolli”, abituate a lamentarsi per spostamenti di poche centinaia di metri, a differenza di quelle residenti fuori città che percorrono abitualmente distanze maggiori per accompagnare i figli a scuola.
“A Como non siamo proprio dei machi”, ha aggiunto con tono ironico, paragonando i cittadini a “persone barbare” residenti nei piccoli paesi. La replica del sindaco alle proteste dei genitori si è concentrata sull’aspetto logistico, minimizzando i disagi causati dalle chiusure. “Il Comune si occupa di immobili, non dell’aspetto educativo”, ha affermato Rapinese, ribadendo la necessità di razionalizzare le risorse.
La posizione ha suscitato l’intervento dell’architetto Sergio Beretta, che ha analizzato, su Como Zero, la questione in termini quantitativi. Beretta ha calcolato che la differenza tra una scuola a 300 metri e una a 1000 metri da casa comporta un dispendio di tempo pari a 256 ore nell’intero ciclo scolastico, “l’equivalente di un master universitario”. “Il sindaco parla di prossimità senza sapere a cosa si riferisce”, ha accusato Beretta, sottolineando l’impatto negativo sulla qualità della vita.
L’architetto ha inoltre criticato l’idea di accorpare i servizi, proponendo invece una riorganizzazione territoriale che tenga conto delle esigenze specifiche di ogni quartiere. “La scuola di Ponte Chiasso è mezza vuota? Domandiamoci cosa serve al quartiere”, ha suggerito Beretta, ipotizzando la conversione degli spazi in sale prove, spazi per anziani o altre attività.
Infine, Beretta ha espresso preoccupazione per il futuro degli immobili scolastici dismessi, chiedendo chiarezza al sindaco sulle sue intenzioni. “Stiamo ancora aspettando di capire cosa succederà all’Asilo Sant’Elia”, ha concluso, dubitando della trasparenza dell’amministrazione.