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Dichiarazione redditi 730/2021, quando ritoccare la precompilata può essere conveniente: familiari a carico e spese da scaricare

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Dal 10 maggio via alla dichiarazione dei redditi con il modello 730 precompilato che sarà consultabile e modificabile.

In ritardo rispetto agli anni passati, anche quest’anno via all’appuntamento con il 730. Si parte il 10 maggio con il 730/2021, quello in cui si chiuderà la partita con l’Irpef danno di imposta 2020.

Da lunedì 10 maggio la versione precompilata del 730 si sbloccherà e i contribuenti potranno iniziare a visionarla ed all’occorrenza modificarla per completare l’adempimento.

Ma non sempre conviene modificare la dichiarazione presente nel cassetto fiscale del contribuente. Infatti si può anche accettarla così com’è e come il Fisco l’ha predisposta, con tutti i dati preinseriti già caricati ed estrapolati ad opera dell’Agenzia delle Entrate, dalle banche dati.

La procedura è la solita

Dal 10 maggio quindi, sarà possibile consultare la versione precompilata del modello 730/2021. Occorrerà seguire la procedura canonica, quella a cui oramai milioni di contribuenti sono abituati.

Bisogna collegarsi al sito dell’Agenzia delle Entrate con le credenziali per accedere ai servizi digitali del Fisco o con lo Spid.

Numerosi i dati preinseriti, da quelli dei redditi 2020 prelevati dalle Entrate direttamente dalle certificazioni uniche di ciascun contribuente, a quelli delle spese sanitarie prelevati dal sistema tessera sanitaria.

Una volta aperta la propria dichiarazione dei redditi il contribuente potrà visionarla, controllare la veridicità dei dati già inseriti e pure inviarla all’Agenzia delle Entrate per completare la dichiarazione fiscale.

Intervenire sulla dichiarazione o non intervenire?

Fin dal suo varo, sulla dichiarazione precompilata si è sempre detto che la sua modifica apre ai potenziali controlli da parte del Fisco.

In effetti lasciare la dichiarazione dei redditi così come la si trova nel cassetto fiscale, accettando i dati inseriti direttamente dalle Entrate ed estrapolati grazie all’incrocio delle banche dati, sembra metta al riparo da controlli fiscali sulla dichiarazione stessa.

Controlli che scatterebbero in maniera quasi automatica nel caso in cui un contribuente corregga in maniera sostanziale la dichiarazione.

Quando parliamo di correzioni marcate ci riferiamo a quelle che vanno ad incidere in maniera importante sul risultato finale della dichiarazione, producendo una minor imposta dovuta o un rimborso fiscale inizialmente non spettante.

Va ricordato per esempio che in dichiarazioni reddituali che producono un rimborso Irpef superiore a 4.000 euro il controllo da parte del Fisco è pressoché automatico.

Ma non ritoccare i dati spesso è impossibile

Non ritoccare la dichiarazione presuppone l’avallo del contribuente a ciò che ha trovato il Fisco a suo nome, interrogando le banche dati.

Ma non sempre i dati preinseriti sono precisi anche perché non tutti i soggetti coinvolti negli adempimenti previsti per rendere possibile l’operazione si adoperano per tempo ed in maniera consona.

Quest’anno poi c’è la novità del pagamento tracciabile necessario per tutti gli oneri detraibili che scontano l’imposta dovuta. Ad esclusione delle spese in farmacia o delle spese sanitarie passando per il Sistema Sanitario Nazionale, tutte le altre spese detraibili devono essere state effettuate nel 2020 utilizzando carte di credito, bancomat, bonifici e qualsiasi altro strumento che lasci tracce del suo pagamento.

Appare evidente che se la novità è stata recepita alla perfezione, chi non ha adempiuto potrebbe trovare mancanti diversi oneri detraibili che a questo punto non andrebbero inseriti.

Ma ci sono anche gli interessi sui mutui a creare per i contribuenti più di qualche grattacapo.

Infatti fin dall’inizio della versione precompilata del 730, le comunicazioni degli istituti di credito in materia interessi passivi sui mutui, che poi sono quelli da detrarre in dichiarazione, non sempre sono precise.

Non è raro per esempio che non sia rimarcata la natura del mutuo stesso o la differenziazione degli interessi in relazione alla parte riguardante l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa.

Va ricordato effettivamente che si possono scaricare gli interessi sul mutuo solo se questi riguardano soldi destinati all’acquisto o alla ristrutturazione della prima casa di un contribuente.

E non è raro che un contribuente apra un mutuo per una cifra superiore al valore della casa, per esigenze di liquidità o per altre esigenze personali. La parte di mutuo eccedente quella utilizzata per l’abitazione principale con i suoi interessi, andrebbe defalcata dall’onere che si porta in detrazione.

Una serie lunga di dati da controllare

Come anticipato, lasciare il 730 precompilato senza apportare modifiche produce il venir meno degli eventuali controlli fiscali dal momento che il contribuente accettando ciò che il Fisco trova a suo nome, non dovrà esibire le ricevute originali che le Entrate chiedono sempre quando scatta il controllo.

Il fatto è che o dato preinseriti provengono da una miriade di soggetti, tutti coinvolti nella struttura del 730 precompilato. Da farmacie, centri di analisi ed altre strutture sanitarie ai singoli professionisti, dalle banche alle compagnie di assicurazione.

Una operazione difficilissima da completare quindi, che espone al rischio che qualcosa sia andato storto. Spese sanitarie, funebri, i già citati interessi passivi sui mutui, le spese di istruzione, quelle per lo sport dei figli, il mantenimento, le spese universitarie e così via.

Essendo numerose le tipologie di oneri detraibili, sono numerosi i soggetti coinvolti ed appare chiaro che l’errore può essere dietro l’angolo.

E se nel 730 qualcosa manca o i dati non sono in linea con quanto ha in possesso il contribuente (fatture, scontrini e così via), quest’ultimo è legittimato dal correggere ed integrare il 730.

Familiari a carico e spese da scaricare

La particolarità delle detrazioni fruibili è evidente quando ci si trova dinnanzi a spese sostenute da familiari che un contribuente ha a carico o che crede di avere a carico.

Infatti esistono regole specifiche affinché un soggetto sia da considerare a carico fiscalmente. Basti pensare che ci sono figli che possono aver svolto l’anno prima attività saltuarie che cumulate danno un redditi proprio superiore ai limiti.

In questo caso scaricare le spese di questo figlio non è lecito non essendo a carico. E sono spese che magari è lo stesso Fisco a riportare in precompilata.

Ma in questo caso il contribuente deve provvedere a correggere la dichiarazione, che darebbe una maggior imposta dovuta.

Per evitare fraintendimenti va ricordato che è il Testo Unico delle Imposte sui Redditi a stabilire che sono da considerare fiscalmente a carico i familiari che possiedono un reddito complessivo annuo non superiore a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibili.

Per i figli con età non superiore a 24 anni, questo limite sale a 4.000 euro.

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