70.000 immatricolati in meno in 10 anni. Fermiamo ora l’abbandono universitario!
Uff. Stampa Rete della Conoscenza – Apprendiamo dai dati diffusi da Cineca che gli immatricolati in quest’anno accademico sono solo 267.076, 70.000 in meno negli ultimi nove anni di cui 30.000 solo negli ultimi tre.
Uff. Stampa Rete della Conoscenza – Apprendiamo dai dati diffusi da Cineca che gli immatricolati in quest’anno accademico sono solo 267.076, 70.000 in meno negli ultimi nove anni di cui 30.000 solo negli ultimi tre.
"Sono anni che denunciamo questa situazione – dichiara Luca Spadon, Portavoce nazionale di LINK – Coordinamento universitario – a seguito del taglio ai finanziamenti all’università portato avanti dagli ultimi governi, negli atenei abbiamo, ad esempio, assistito a pesanti aumenti delle tasse: ben 283 milioni in più negli ultimi 5 anni. Inoltre il blocco del turnover con la perdita di oltre il 22% dei docenti in 5 anni ha portato ad un aumento sconsiderato dei corsi a numero chiuso. Crediamo che queste siano le reali motivazioni del calo delle immatricolazioni che sicuramente non dipendono da uno scarso interesse degli studenti verso l’università, ma da alcuni reali problemi sociali e dall’aumento dei blocchi all’accesso".
"Pretendiamo che si sviluppi un’immediata inversione di tendenza sull’università – prosegue Luca Spadon – in questi giorni il dibattito politico si concentra attorno alla discussione sulla formazione del governo e sui tatticismi post-elettorali, noi però pretendiamo un’attenzione ai temi sociali reali del paese. Oggi non c’è più tempo per risolvere i problemi di una generazione e di tanti studenti all’interno dell’università".
Notiamo come attualmente nella classifica degli iscritti all’università il nostro paese è al quart’ultimo posto in Europa, con 3.302 iscritti per 100.000 abitanti. Allo stesso modo l’Italia è al penultimo posto in Europa per numero di laureati. Risulta chiaro come questo blocco all’accesso dell’università dipenda dalle problematiche economiche delle famiglie*come dalla lotteria dei test d’ingresso e dal taglio delle borse di studio e che incida allo stesso modo sull’ingresso all’università come sul conseguimento della laurea di tanti giovani.
Anzichè confrontarci con l’Europa solo in merito al taglio alla spesa pubblica o alle politiche di austerity sarebbe utile confrontarsi con gli altri stati europei anche sui dati drammatici che riguardano l’istruzione.
"Pretendiamo che si rifinanzino scuola e università – conclude Luca Spadon – e che si apra un serio dibattito nel paese sull’accesso ai saperi e alla conoscenza come chiediamo da anni. Oggi serve ripubblicizzare i saperi e permettere a tanti giovani di accedere alla conoscenza per migliorare le proprie condizioni sociali, in particolare in questo momento in cui la disoccupazione giovanile è al 37% e i Neet (giovani che nè studiano nè lavorano) sono oltre 2 milioni.
Non si può più aspettare per invertire la rotta e liberare i saperi"