70 anni RAI, la rivoluzione educativa di Alberto Manzi con “Non è mai troppo tardi”: “Soltanto l’istruzione potrà far sì che tutta l’umanità possa vivere meglio”
Il 3 gennaio di 70 anni fa, nel 1954, nasceva la televisione italiana. Dopo un annuncio letto da Fulvia Colombo la mattina di domenica 3 gennaio, iniziava il primo programma, ‘Arrivi e partenze’, condotto da Mike Bongiorno dedicato ai vip in transito a Roma. Chiudeva i programmi la prima edizione della ‘Domenica Sportiva’.
La storia di “Non è mai troppo tardi”, emblema della missione educativa della televisione
Nel 1960, la Rai, in sinergia con il Ministero della Pubblica Istruzione, inaugurò un capitolo significativo nella storia dell’educazione televisiva italiana. Alberto Manzi, nato a Roma il 3 novembre 1924 e scomparso il 4 dicembre 1997, fu il protagonista di questa rivoluzione educativa con la trasmissione “Non è mai troppo tardi”.
Il programma, conosciuto come “Corso di istruzione popolare per adulti analfabeti”, mirava a combattere l’analfabetismo attraverso la televisione, un mezzo all’epoca emergente. Con circa 2000 punti di ascolto allestiti in tutta Italia, il programma raggiunse anche coloro che non possedevano un televisore. La trasmissione, trasmessa in orario preserale, fu un successo straordinario: solo nel primo anno, 35.000 italiani ottennero il diploma.
Manzi, non solo maestro ma anche grande divulgatore e disegnatore, usava metodi innovativi e creativi per insegnare. La sua lezione includeva l’uso della prima lavagna luminosa in TV e di un robot per giochi educativi. Il suo approccio trasformava oggetti quotidiani in strumenti di apprendimento, come un semplice carboncino usato per creare immagini educative sulla lavagna.
L’innovazione di Manzi non si limitava alla metodologia, ma comprendeva anche i contenuti. Integrava gli argomenti ministeriali con temi di attualità, contribuendo alla diffusione della lingua italiana standard. La sua lezione era un mix unico di alfabetizzazione, cultura e attualità.
La trasmissione, che andò in onda fino al 1968, toccò quasi ogni aspetto della vita quotidiana e culturale italiana. Nella sua aula televisiva, Manzi ospitò celebrità come Gino Bartali e Aldo Fabrizi, e trattò argomenti che andavano dalle lettere dell’alfabeto alle operazioni matematiche, dai pianeti del sistema solare alle città italiane.
Le riflessioni di Manzi erano profonde e spaziavano dalla poesia alla filosofia, dalla teologia all’esistenza. La sua visione educativa era chiara: “Se vogliamo vincere tutti la fame, la miseria, la schiavitù di non saper leggere e di non saper scrivere, e soprattutto se vogliamo sconfiggere la cosa più terribile di tutte, l’ignoranza, si deve studiare. Soltanto l’istruzione potrà far sì che tutta l’umanità possa vivere meglio”.