Mobilità, 50 euro per i docenti che non si spostano dalla propria sede di lavoro [TESTO] Pacifico (Anief): “È una mancia, serve cambiare”

Indennità per la continuità didattica, prevista una “mancia” di 50 euro per chi non si sposta. Lo ha comunicato oggi il Ministero dell’Istruzione ai sindacati nel corso di una informativa sull’applicazione del dettato del DL 36/2022, poi Legge 79/2022, sull’attribuzione dell’indennità per premiare la continuità didattica.
Si tratta del decreto attuativo che andrà a definire la ripartizione dei fondi alle scuole, equivalenti a 30 milioni di euro, destinata a valorizzare la professionalità del personale docente che garantisce “l’interesse dei propri alunni e studenti alla continuità didattica” e “che presta servizio in zone caratterizzate da rischio di spopolamento e da valori degli indicatori di status sociale, economico e culturale e di dispersione scolastica”.
Il ministero ha illustrato la bozza del testo, specificando che si tratta di un atto dovuto, dovendo dar seguito ad una legge votata dal Parlamento e connessa alle misure del PNRR. Nessun margine interpretativo, quindi.
L’articolato prevede alcuni criteri per individuare la ripartizione delle risorse alle scuole e ai docenti che rientrano nei requisiti di effettivo servizio continuativo prestato in titolarità, oltre al riconoscimento delle particolari condizioni di disagio come rilevate dagli indicatori di status del Decreto Interministeriale dello scorso aprile.
Cosa prevede il PNRR
Il decreto legge 30 aprile 2022, n. 36 recante “Ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)”, convertito con modificazioni dalla L. 29 giugno 2022, n. 79 che, all’art. 45 modifica il comma 593 dell’art. 1 della legge 27 dicembre 2017, n. 205 introducendo ulteriori criteri ed indirizzi – specificati al comma 593, lettere b bis) “valorizzazione del personale docente che garantisca l’interesse dei propri alunni e studenti alla continuità didattica” e b-ter) “valorizzazione del personale docente che presta servizio in zone caratterizzate da rischio di spopolamento e da valori degli indicatori di status sociale, economico e culturale e di dispersione scolastica individuati con il decreto di cui al comma 345 dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2021, n. 234″ – per l’utilizzo delle risorse di cui al comma 592, prevedendo che “In sede di prima applicazione e nelle more dell’aggiornamento contrattuale, una quota pari al 10 per cento dello stanziamento annuale previsto al comma 592 è riservato alla valorizzazione del personale docente che garantisca l’interesse dei propri alunni e studenti alla continuità didattica ai sensi del comma 593, lettera b-bis), e del personale docente di cui al comma 593, lettera b- ter) e con decreto del Ministro dell’istruzione, da adottare entro il 30 giugno 2022, sono stabiliti i criteri per l’attribuzione delle suddette risorse, che tengono conto almeno degli anni di permanenza del docente nella stessa istituzione scolastica e della residenza o domicilio abituale in luogo diverso da quello in cui ha sede l’istituzione scolastica.”
“Pacifico (Anief): “È una mancia, serve cambiare”
Invece che un premio per chi rinuncia al diritto alla mobilità, Anief chiede il riconoscimento di indennità di trasferta giornaliera per chi presta servizio lontano dal proprio comune di residenza.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, “il problema non è la continuità didattica, ma il ristoro per chi lavora lontano da casa. Un ristoro che per essere serio dovrebbe prevedere almeno uno stipendio annuo in più per sopportare alle spese e ai costi del lavoro fuori la propria residenza. Per non parlare del lavoro privato, nel quale l’indennità di trasferta è esentasse di 46,48 euro giornaliere”.
Anief ricorda che il Decreto Legge 36 del 30 aprile scorso, poi convertito nella L. 79/22, ha previsto che una quota di 30 milioni di euro – nelle more dell’aggiornamento contrattuale – venisse riservata alla valorizzazione del personale docente che garantisca l’interesse dei propri alunni e studenti alla continuità didattica, in particolare a coloro che prestano servizio in zone caratterizzate da rischio di spopolamento e da valori degli indicatori di status sociale, economico e culturale e di dispersione scolastica.
Appare discutibile la tempistica di discutere a luglio 2022 un decreto che avrà efficacia a giugno 2023, quando, presumibilmente, le risorse saranno state ridistribuite dal contratto e si pongono quindi questioni di legittimità. L’attribuzione del beneficio – che, segnaliamo, esclude coloro che sono sottoposti al vincolo triennale e che evidentemente non potevano sapere di quanto dispone il decreto quando hanno chiesto e ottenuto mobilità negli anni precedenti – mette dunque in atto evidenti discriminazioni.
Daniela Rosano, segretaria generale Anief, che ha partecipato alla riunione commenta: “Parlare di continuità didattica laddove viene mantenuta ancora la mistificante distinzione tra organico di diritto e organico di fatto è pretestuoso: i supplenti si ritrovano quasi sempre ogni anno in una scuola diversa, mentre gli insegnanti di ruolo possono essere assegnati a un plesso o una sezione diversi per scelta del dirigente.”
Secondo il sindacato Anief, tale situazione conferma ulteriormente che i vincoli sulla mobilità costituiscono un’inutile invasione di campo della politica su una materia di competenza negoziale e rimane il fatto che i vincoli alla mobilità continuano a comprimere un diritto come quello alla mobilità e al ricongiungimento familiare del personale scolastico.