30 giugno, la “mezzanotte” dei docenti precari, diritti negati e rischio disoccupazione

Il 30 giugno segna una data fatidica per migliaia di insegnanti precari in Italia: la fine del loro contratto annuale e l’inizio di un periodo di incertezza e disoccupazione. Oltre alla perdita del lavoro, molti di loro si vedono negati diritti basilari come le ferie pagate, costringendoli a ricorrere a vie legali per vedersi riconosciuti i propri diritti.
Quest’anno, la situazione è ancora più drammatica, come si legge su Il Manifesto. Oltre 150mila docenti precari, esclusi dal “gioco dell’oca” delle abilitazioni, rischiano di dover ricominciare da capo il loro percorso professionale, partecipando a concorsi riservati ai neolaureati. Nonostante svolgano le stesse mansioni dei colleghi di ruolo, i precari devono lottare per ottenere diritti come la carta docente o il pagamento delle ferie non godute.
Diverse sentenze della Cassazione hanno confermato il diritto dei precari alla retribuzione delle ferie non godute, ma la realtà è ben diversa. Spesso, i docenti sono costretti a rivolgersi ai tribunali per ottenere quanto spetta loro, intraprendendo un percorso lungo e dispendioso.
La situazione è stata aggravata dall’assenza di percorsi abilitanti adeguati negli ultimi dieci anni, che ha creato una disparità di trattamento tra gli insegnanti. Molti precari si vedranno scavalcati da chi ha conseguito i crediti formativi universitari attraverso percorsi privati, creando un sistema iniquo e discriminatorio.
Valditara ha annunciato un piano di assunzioni per i prossimi anni, ma potrebbe non essere sufficiente a risolvere il problema strutturale della scuola italiana, la più grande fabbrica di lavoro precario e malpagato dello Stato. Il numero di docenti precari è raddoppiato negli ultimi otto anni, nonostante un lieve aumento del personale di ruolo.
Il sistema di reclutamento frammentato e rigido ha peggiorato la situazione dei precari, portando molti di loro a temere di non poter più insegnare dopo anni di esperienza. A settembre, le scuole si troveranno nuovamente con cattedre scoperte, mentre migliaia di insegnanti qualificati saranno esclusi dal sistema.